BIELLA-E così è finita. Una fantastica storia che varrebbe la pena di narrare come una favola, piuttosto che un triste evento da archiviare come mero fatto di cronaca. La storia in Serie A di Pallacanestro Biella, o, forse, la storia di Pallacanestro Biella, punto. Sì, perché, ad oggi, ancora manca la garanzia che la prossima stagione una squadra che porta il nome di Pallacanestro Biella possa partecipare ad un campionato di basket di qualsivoglia categoria. Ma andiamo con ordine.
Una morte lenta, prevedibile e forse prevista. Nel corso delle ultime travagliate stagioni, tra salvezze agguantate in extremis e disperati appelli della società, andava divenendo sempre più chiaro che qualcosa nel gioco si era rotto. Toccato l’apice delle semifinali scudetto, la parabola dell’Angelico ha iniziato a discendere, sempre più pericolosamente. Che il vero e proprio annus horribilis incombesse dietro l’angolo, era ormai scritto.
I timori di tutti i tifosi rossoblu si sono infine materializzati all’inizio della stagione 2012-13. La squadra, indicata dagli addetti ai lavori, in realtà come quasi ogni anno, tra le papabili per la retrocessione, si è davvero trovata sin dal principio in brutte acque. Assenza di gioco e di risultati, ma soprattutto l’impressione di vedere in campo un’accozzaglia di giocatori allo sbando, piuttosto che un gruppo, sono stati i primi chiari sintomi di un malessere che non è mai svanito. Probabilmente non ha nemmeno senso perdersi in disamine tecniche, quando le cose vanno così male senza soluzione di continuità. Molti hanno gettato la croce sulle spalle di coach Cancellieri, in ragione di un semplice calcolo, per cui, se a metà stagione viene rivoluzionato il roster e confermata la guida tecnica, ed i risultati non cambiano, la colpa è da ascrivere all’allenatore. Calcolo probabilmente corretto, ma il problema pare essere decisamente più complesso, e coinvolge molti più attori. La società in toto, che ha respinto per ben due volte le dimissioni di Cancellieri, nonché quelle di Marco Atripaldi. Atripaldi appunto, che ha sbagliato il mercato estivo e non è riuscito a correggere il tiro con la rivoluzione di metà stagione. I tifosi, non più quelli dei bei tempi, né coloro che appartengono al tifo organizzato, né coloro che riempiono le comuni gradinate. Ancora a questo punto si è solo abbozzato un quadro approssimativo delle cause del fallimento.
Collezionare ed analizzare dettagli, dare la caccia a uno o più colpevoli, non è cosa sensata. A Biella qualcosa di strutturale si era incrinato negli ultimi anni, qualcosa che alla fine ha fatto crollare l’intero edificio. I problemi economici sono certamente i primi a dare nell’occhio, perché senza il budget giusto è difficile competere a certi livelli. I già citati appelli, ultimo quello di Alberto Savio, andavano in questo senso. Voci circolano su presunte faide intestine alla società, ma la verità, ovviamente, non si saprà mai. Si potrebbe tirare in mezzo anche la politica, rea di aver promesso senza aver poi mantenuto.
Sulla squadra vera e propria è meglio stendere il classico velo pietoso. Mai come in questa stagione l’Angelico ha collezionato numeri da record negativi, vere e proprie umiliazioni, in giro per l’Italia e in casa propria, quel Lauretana Forum fiore all’occhiello di una società modello, di cui ora non si sa bene che farsene. Meglio ricordare gli antichi fasti, per riuscire a pensare che tutto, un giorno, potrà tornare.
Il presidente Massimo Angelico è rimasto in prima linea fino alla fine, e ora sta lottando per mantenere il basket di alto livello a Biella. Per potersi iscrivere alla Legadue Gold, scadenza ultima il 9 luglio, ancora manca parte del budget necessario. Il presidente assicura che all’80% la società riuscirà ad iscriversi, ma resta più di qualche perplessità per quanto concerne il main sponsor. I soci hanno preso l’impegno di ripianare i debiti maturati nel corso dell’ultima stagione, ma senza un nuovo primo sponsor c’è il rischio di non arrivare alla cifra minima per poter partecipare alla nuova Legadue. Dopo l’esito negativo della trattativa con l’azienda locale Edilnol, che ha comunque deciso di assicurare il proprio contributo minoritario, la situazione rimane in stand by. I tifosi sperano che, di qui a luglio, il tutto possa volgere al meglio, per poter finalmente parlare di una nuova Pallacanestro Biella, di una squadra ricca di giovani talenti, guidata da qualche vecchia gloria, magari i biellesi adottivi Matteo Soragna e Goran Jurak, il capitano che ha sofferto infortuni per tutta la stagione ed il guerriero che si è sempre rifiutato di mollare. Una squadra che possa dire la sua al piano di sotto, e magari gettare le basi per un ritorno in grande stile sul palcoscenico che più conta, e che Pallacanestro Biella, per quanto fatto negli ultimi vent’anni, merita.