Gigi Datome e l’NBA. Un rapporto che sta per iniziare ma la cui storia era già scritta nelle pagine che raccontano del nativo di Montebelluna. Un destino che aveva previsto da tempo l’approdo dell’ala azzurra in America, a giocarsela con i più bravi (ebbene sì, è ancora così…), l’unica cosa non ancora definita era la data. E Gigi con l’ultima stagione in maglia Virtus Roma ha fatto sì che fosse proprio questa l’estate giusta per celebrare il matrimonio.
“Sull’altare” Datome trova i Detroit Pistons. Non una coincidenza, intesa come scelta non voluta dal giocatore, come è capitato a chi l’ha preceduto, come Gallinari con New York, Bargnani soprattutto con Toronto, e Belinelli con Golden State. Datome poteva scegliere lui e dai rumors più o meno diventati notizie ufficiali, erano almeno tre le pretendenti.
Se Boston è stata la prima a farsi avanti, Memphis è stata quella che ha concretamente fatto un’offerta. Detroit, come si suol dire, tra i due litiganti, ha proposto il contratto giusto e – evidentemente – il contesto che Gigi preferiva. Non ci sarebbe nulla di male (anzi!) a pensare che i 3.5 milioni di dollari in due anni offerti dai Pistons siano stati di certo un bel motivo per accettare, visto che i Grizzlies ne proponevano “solo” 900 mila per una stagione. I Celtics non sono arrivati nemmeno a fare offerte, almeno ufficialmente, anche perchè nel loro momento di “rebuilding” non potevano di sicuro iniziare a far salire il monte salari per un giocatore giovane ma non giovanissimo (26 anni a Novembre), dal sicuro rendimento in Italia e in Nazionale, ma tutto da scoprire ad altre latitudini.
Analizzando la situazione delle altre due franchigie coinvolte verrebbe da dire che Memphis, già dallo scorso anno, può essere
considerata una contender anche per la prossima stagione. Basket di alto livello soprattutto se consideriamo la coppia di lunghi Gasol jr – Zack Randolph, con un roster abbastanza definito e rotazioni all’interno delle quali, con tutta probabilità, Datome avrebbe trovato poco spazio. Però avrebbe giocato per vincere, e fin da subito.
Se non è questa l’intenzione immediata di Gigi (detto che nessuno ovviamente va in campo per perdere) ma quella di godersi l’esperienza americana al 100%, non solo assaggiando il campo ma dimostrando di poter avere minutaggio da protagonista, almeno dei primi 8 della rotazione, allora la scelta caduta su Detroit può avere un senso, al di là appunto del valore del contratto.
In che momento sono i Pistons? Difficile dirlo. Quasi impossibile decifrare la squadra costruita ad oggi da Joe Dumars, che dei “Bad Boys” fu il leader silenzioso dei due titoli di fine anni 80, e poi da dietro la scrivania l’architetto (insieme a The Coach, che è sempre e solo uno – al di là dell’oceano – come al di qua è sempre e solo un altro, sì quello che veniva dal Cile e che sbarcò a Bologna con chitarra e pantaloni a zampa…) dell’anello del 2004, vinto in finale contro i Lakers degli “Hall of Famers” o ipotetici tali.
Sono quasi 10 anni, da quel titolo firmato Billups, Rip Hamilton, i due Wallace e Prince, che i Pistons non vedono le zone alte per non dire altissime della propria conference. Di giocatori ne sono arrivati, anche se forse nessuno in grado di fare davvero la differenza. E allora con la pazienza che è concessa a chi negli sport professionistici americani può anche decidere di “tankare” qualche stagione (termine di gergo per definire il …perdere apposta) per avere poi più palline alla famosa Lottery che assegna l’ordine delle scelte del draft. Proprio dalle scelte Dumars è ripartito, costruendo al momento una squadra ben equilibrata tra veterani e giovani promesse.
In questo folkloristico e variopinto scenario, Datome potrà inserirsi. Non con lo spazio che avrebbe avuto a Beantown, non con i sogni di gloria che avrebbe potuto coltivare fin da subito nella città di Elvis. Ma con i minuti a lui necessari e che i Pistons vorranno concedergli. In spogliatoio troverà la freschezza di giovani atleti come lui, pronti a battagliare per un buon minutaggio, così come le vecchie volpi necessarie per imparare a “vivere” nell’NBA.
Dal punto di vista tecnico/fisico Datome potrebbe un po’ soffrire – appunto – la fisicità di alcune ali, ma dipende su che tipo di giocatore avversario verrà dirottato, il rischio è quello di venir “preso in mezzo” tra: o troppo grossi, o troppo veloci. Però ormai anche negli USA a livello pro si gioca un basket non lontano come concetti da quelli ai quali è abituato l’ex-Mens Sana e Scafati, e di Gigi di sicuro verranno apprezzate voglia di vincere, determinazione e una cosa davvero fondamentale, che Dumars ha sempre avuto anche quando scendeva in campo da giocatore: Datome come dicono loro gioca “both ends”, entrambe le metà campo. Che in lui abbiano visto un nuovo Tayshaun Prince, meno difensore e più attaccante? Il fisico longilineo e i centimetri ci sono. Only time will tell…
@a_p_official