Koper, 5 settembre 2013 – Ispirazione strada facendo al santuario di Redipuglia, riposo post-viaggio (grazie Driver Andrea) e pre-partita sulla spiaggia (beh, “spiaggia”, parola grossa: molo e pontili, sembra più un lungolago…), di Portoroz seguendo via internet la sorprendente caduta turca contro la Finlandia, ed eccoci finalmente fuori dalla Bonifika Arena.

L’entrata alla Bonifika Arena
Logistica ottima anche se un po’ improvvisata, con i poster di Eurobasket 2013 appiccicati sui cartelli stradali (giuro!), a guidarti fino ai parcheggi proprio davanti al palazzetto ed all’entrata del centro pedonale di Capodistria. All’esterno il resto sa tanto di cantiere Italia’90: l’edificio di fianco al palazzetto è appena allo scheletro, tanto che non si capisce neanche se si tratti di un parcheggio, di un hotel o chissà che; le transenne guidano ai chioschetti della onnipresente birra locale e soprattutto alle biglietterie, che sono baracche di cantiere, con addette tanto gentili quanto improvvisate, sicchè ancora a mezz’ora dalla palla a due ci sono code modello “fuori San Siro” (e Vecchioni non c’entra).
Cosí c’è tempo, aspettando fuori, di salutare calorosamente Meo Sacchetti e di respirare quanta Italia sia presente, della provenienza più disparata ma con colori – azzurri o tricolore, non importa – bene in vista, a schiacciare numericamente l’esigua compagine russa.
Finalmente si entra, da un unico, angusto ingresso per tutti i settori, con inflessibili controllori che – ahinoi – non lasciano passare le macchine fotografiche (ma, scopriremo dopo con disappunto, il tamburo dei russi invece sí).
Da dentro, la Bonifika rende merito all’organizzazione: parquet nuovo di pacca senza linee confusive, tribune aggiunte dietro i canestri, seggioline in legno parimenti lucide di novità (anche se manca proprio una delle nostre; ma, per dire l’organizzazione, una signorina ci stava aspettando e, scusandoci per il disguido, fa accomodare il nostro “capitano” in prima fila bordocampo, proprio di fianco a Trinchieri…). Insomma, un palazzetto che, tanto per dire, a Milano ci sogniamo.

Tifosi Russi a Koper
Anche dentro, schiacciante preponderanza di tifosi azzurri, con l’immancabile bandiera dei quattro mori (vedi la canzone di Elio cantata da Finardi, “A piazza San Giovanni”), anche se i russi sono compattati in un unico, rumoroso settore che con raccapriccio scopro essere proprio alle nostre spalle.
L’Inno è da pelle d’oca, i ragazzi voltano le spalle agli avversari e si abbracciano: orgoglio, tifo, emozione di essere qua, fate voi, fatto sta che non ci sono italiani presenti che non si sgolano per Fratelli d’Italia.
Quanto ai russi, il coro sul loro, di inno, genera foto e simpatia e perfino un applauso finale, poi coperto da un potente Italia Italia.
Alla palla a due il quadrante russo intona una specie di Balalaika, incurante sia del primo scippo di Aradori, sia della successiva persa, cosí come il tamburo non tace né sul nostro primo allungo (9-4) sia sulla tripla di Shved in faccia a Diener: sará lunga, anche per i nostri timpani.
La buona difesa dei primi minuti rincuora i non pochi – noi compresi – che temevano l’abisso sin dai primi minuti; anche se il nostro tifo

L’Inno prima della sfida.
fatica a coordinarsi a dispetto dei numeri, sarà mica una metafora dei rispettivi popoli? Fatto sta che, supportato dagli amici, parto col coro godendo la soddisfazione di coinvolgere il palazzo: poco da cronista, molto da tifoso, ma va bene così.
In campo Azzurra sciorina una grandissima difesa, a noi entrano le triple, compresa una siderale di Beli, mentre loro seminano palloni tra le nostre mani e le prime file del pubblico; il primo cambio vede Melli al posto di Cusin, per il legittimo orgoglio di papá e mamma (di Melli, s’intende), in tribuna, anche se Nicolò fatica tra un fallo in attacco sul blocco ed un ritardo difensivo che costa la tripla avversaria. Quando rientra Cusin, di 23 punti 9 sono di Datome ed 8 di Beli, sará la costante della serata.
Inizio secondo quarto e Gentile gasa tutti con raddoppio su Shved e recupero con stoppata e successiva dedica alla curva azzurra. Beli esce per riposare, Datome è giá in panca e si comincia a fare una fatica terribile per segnare; l’attacco si affida a Gentile, con poca fortuna, in compenso dietro Alessandro va su Shved e gli toglie la luce, pur se Diener fatica sul conseguente mis-match su Monya.
Siamo sempre avanti, anche se Gentile sul +12 fa un fallo inutile a centrocampo che significa bonus a 5′ dalla sirena. Ma poco dopo è Cusin a ricaricare l’ambiente, con canestro+fallo+esultanza alla curva, rimproverata dall’arbitro ottenendo in cambio fischi ed ululati.
Siparietto divertente su un’azione prolungata di Aradori in post basso: virata in palleggio, retrocede, riparte, incrocia, insiste, nuova virata, e Trinchieri commenta “oh, non la passa proprio mai, eh!”. E sì che eri il suo coach…

La Squadra prima dell’inizio
A 3’30” siamo +16, 40-24, dopo magata di Datome giá a 12 (Beli 11), e loro continuano a perdere palloni; Aradori sbaglia la tripla più facile di tutta la partita, ma in difesa non molliamo, e parte un Forza Ragazzi che è più per mostrare il nostro coinvolgimento che per incitarli, non ne hanno bisogno: rimbalzo lungo in attacco, Datome ci crede, si tuffa e da terra rilancia, Cusin all’altezza della lunetta di tocco (!) per Aradori, tiro di tabella, 2 punti e boato.
Peccato solo che i russi e il loro tamburo non tacciano…
All’intervallo c’è modo di girare per la tribuna, due parole con Gentile Sr., un saluto a Mancinelli allegro nonostante debba seguire da spettatore, visto poco distante anche Calvani; per la ripresa però ci spostiamo, perche il tamburo è davvero troppo.
Ripartiamo come all’inizio, assatanati in difesa, anche se loro ci danno una mano perdendo tonnellate di palloni. Cusin ci esalta e si esalta, è su ogni rimbalzo, se non lo arpiona lo tocca, tiene vivo, sposta l’avversario, consente ai compagni di recuperare e capitalizzare. Grande anche Datome, quando esce per Vitali il tabellone dice 16 sia per i punti di distacco che per i punti suoi.
L’attacco torna a faticare, Gentile a testa bassa sfonda (tra le proteste nostre), ma recuperiamo in difesa. Melli torna in campo, il tifo azzurro si fa sentire, azione paziente con scarico finale di Beli per Melli ed un boato sottolinea il +17.
Viene anche il momento di Poeta che cerca falli, l’Italia in campo è presente e con voglia: Vitali spadella ma Gentile lotta e ottiene contesa premiata dalla freccia; tripla di Gentile sul ferro, Melli tocca e Vitali subisce fallo, poi Gentile entra e segna di nuovo il +17; Melli scaglia una preghiera allo scadere dei 24″, ma Aradori recupera in tap-in, che però si ferma sul ferro, ed allora è Melli a toccare e Gentile perfeziona. Insomma, non si molla nulla, è la squadra che tutti vorremmo vedere sempre; la Russia non può far altro che inseguire, anche tatticamente, in attacco è solo Shved.

I liberi di Belinelli allo scadere
L’ultimo quarto si apre sul +14 e parte la ola “pilotata” da un tizio vestito di verde e non certo altissimo, sembra una versione slovena dei folletti irlandesi; intanto 4 tifosi con faccia pittata di tricolore si sbracciano forsennatamente per le cheerleaders, mah.
Aradori viene ferito al sopracciglio, l’atmosfera è sempre più da Rocky-2; deve entrare Gentile con 4 falli e segna subito, poi Shved mette una tripla in faccia a Melli giusto per sottolineare che la garra non ce l’hanno solo quelli in maglia blu. Forse non solo, ma certo ne hanno di più: palla vagante, Diener ci crede e si tuffa, Datome ci crede e aiuta, i russi ci provano solo e commettono fallo, noi siamo tutti in piedi estasiati.
Peccato che la stanchezza ed il caldo (palazzetto tropicale, by the way), comincino a pesare, il divario scende sotto i 10 punti, Gentile fa il quinto ed Aradori deve rientrare, soffriamo. Ho il tempo di notare che Datome è ancora a 16 e lui mette una tripla che vale oro, Cusin si guadagna il monumento equestre sul lungomare di Portoroz (pago io!), con un recupero in tuffo e un tocco a rimbalzo d’attacco, Aradori mette un’altra tripla: a 3’30” siamo a +10, ma commettiamo l’errore di giocare guardando troppo il cromometro: sassata di Belinelli, qualche libero sbagliato di troppo (anche se Aradori subisce fallo da 3 capitalizzato in pieno), e soprattutto Shved e Monya mettono triple incredibili, arriviamo a soli 4 punti di margine e ci sarebbe ancora tempo, ma dopo il time out ed un coro Italia per scuoterci e (speriamo) scuoterli la palla va a Datome che dalla linea chiude i conti: alla sirena è festa, nessuno – tranne il quadrante russo – ha voglia di uscire anche se tra 18 ore saremo di nuovo qui, contro una Turchia che temiamo furiosa.
Grande, grande soddisfazione. E bello esserci…

Il Tabellone di fine gara
Maurizio “Mau” Zoppolato