“Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai”. E’ il grido dei tifosi della Sutor arrivati a Roma per sostenere i gialloblu, il fuoco della passione di una cittadina di tredicimila anime che vive di pallacanestro.
Amore per il basket, infinito ed incondizionato, quello che spinge a farsi un viaggio di oltre quattro ore per venire a Roma e prendere una bastonata che comunque fa meno male delle vicende extra cestistiche che stanno turbando negli ultimi tempi la società marchigiana.
Fa meno male perchè chi è andato in campo ha comunque fatto quel che poteva, con l’orgoglio tipico di una terra che ha saputo costruirsi negli anni un benessere con il lavoro ed il sudore della fronte. Le gambe ed il cuore sul parquet, quello si, ma quando purtroppo la mente non è serena, le reazioni non sono lucide ma scomposte ed ogni minimo errore costa il triplo. Non c’e’ il “timing ed il feeling” alla partita, come ha detto in sala stampa a fine partita coach Recalcati, con il coraggio e la schiettezza che lo hanno sempre contraddistinto.
Nella serata buia del Palatiziano, c’e’ comunque un piccolo raggio di luce che potrebbe essere appiglio importante per il futuro. Se futuro ci sarà e se questi ragazzi potranno giocarsi le loro carte fino in fondo.
Quel raggio è Josh Mayo, l’ultimo a mollare, e stiam parlando di un giocatore che di polvere negli ultimi anni ne ha mangiata parecchia, sgomitando sui parquet dell’Europa che “conta meno” e imparando quindi a lottare giorno dopo giorno senza lamentarsi, ma prendendo il bastone e tirando fuori i denti.
Grande prestazione la sua a Roma, iniziata in sordina ma poi concretizzatasi negli 11 punti segnati nel secondo quarto e nella tripla che a lungo è stata l’unico canestro segnato dalla Sutor nel terzo periodo. Quando Recalcati, più o meno a metà dell’ultimo quarto, lo ha richiamato in panchina si è capito che quello era il segnale della resa definitiva.
Ha chiuso la sua partita con 21 punti e 12 tiri dal campo, e non ha sfigurato nella sera in cui uno come Baron, ha segnato dal bar dell’Auditorium, in penetrazione con la “lacrima” alla Navarro ed infine con cambio di mano, appoggiandosi all’avversario, come fa di solito Spanoulis.
Josh Mayo è un patrimonio per la sua squadra così come Montegranaro è un patrimonio per il nostro basket. Ha indicato la via e fatto capire che la squadra è pronta a lottare, il resto non dipenderà da lui.
Forza Sutor!
Alessio Teresi