In occasione della conferenza stampa di rinnovo della partnership tra Azzurro Napoli Basket e Renault Retail Group Italia Filiale di Napoli – tenutasi presso la sede partenopea della concessionaria – sono intervenuti in rappesentanza dell’azienda partner Roberto Romanini e Bruno Castaldo, il presidente dell’Azzurro Napoli Basket Maurizio Balbi, l’Amministratore Delegato Fabio Muro, Il GM dell’Azzurro Napoli Basket Antonio Mirenghi e il play dell’Azzurro Napoli Basket,Valerio Spinelli. Per il giocatore di Pozzuoli è un ritorno a casa dopo i fasti dell’era Maione targata Pompea – Carpisa – Eldo. In più per l’ex Sidigas Avellino, è stata la prima occasione per incontrare la stampa partenopea dopo l’annuncio dell’avvenuto accordo con la società partenopea. Di seguito riportiamo le sue parole, in un clima familiare e discussione soft che ormai caratterizza gli incontri che il club partenopeo organizza con stampa e tifosi.
“Ringrazio per i complimenti di chi mi ha preceduto nel parlare. L’acquisto più importante è stato quello di Marco Calvani. È una garanzia oltre che il mio allenatore preferito. Un passo importante della società, e la dimostrazione di voler fare le cose per bene. Il nostro obiettivo è quello di tornare ai palcoscenici che abbiamo visto a Napoli una decina d’anni fa. Vogliamo dare fastidio a società come Torino, Verona e le altre. Napoli merita la serie A senza ombra di dubbio.
l mio ruolo nella squadra? È giusto che Traini abbia tutta la fiducia del caso dopo due infortuni e parta dall’inizio. Marco (Calvani, ndr) ha un sistema di gioco ben preciso. Tutti devono essere componenti di un unico corpo. Tutti devono essere disposti a sacrificarsi e fare il massimo per il collettivo. Durante a settimana Marco ci massacrerà e al massimo potrò fare cinque minuti a quarto (ride, ndr).
Ora sono un veterano? Prima andavo gestito da Mimmo Morena. Ora sono cresciuto, ho fatto esperienza, ho messo su famiglia, mi sono calmato e metterò a disposizione la mia esperienza. Essendo di Napoli voglio aiutare anche i giocatori nuovi che dovranno necessariamente ambientarsi. L’idea che mi sono fatto del campionato di A2? È un campionato decisamente diverso rispetto alla serie A in cui c’è il dominio degli americani. Qui invece sono solo due e per il resto ci sono italiani. È sicuramente una dimensione che mi piace e credo di poter il mio contributo ad un campionato articolato con una formula del genere. Napoli aveva fatto una buonissima squadra e, sono sincero, lo scorso anno ha deluso le aspettative. Quest’anno vogliamo sicuramente disputare i playoff e poter dire la nostra a prescindere dall’avversario che affrontiamo. Ci sono giocatori di grande esperienza come Malaventura, Allegretti e Brkic che costituiscono una garanzia per il tipo di livello che vogliamo raggiungere.
omento attuale del movimento cestistico in Campania alla luce delle mie esperienze a Caserta, Avellino e Scafati? Avellino e Caserta sono sicuramente realtà importanti, che fanno bene da anni. Ora Napoli è in A2, ma il bacino d’utenza di una grande città conta tanto. Napoli potenzialmente deve e può aspirare alla massima serie. Per quanto riguarda il movimento a livello locale, devo dire che per i piccoli giocatori emergere in un campionato come quello italiano è quasi un miracolo. I problemi che viviamo sono noti a tutti. Noi cerchiamo di fare il massimo. Anche con il minibasket, ed io in particolare con il progetto “Pick and Roll” cerco di dare il mio contributo per portare dare l’opportunità ai ragazzi di dedicarsi allo sport e non imboccare strade sbagliate.
Come si riporta l’entusiasmo in poco a tempo a Napoli? La squadra dell’anno scorso, e ora che posso farlo perché è passato posso dirlo. In un paio di occasioni sono venuto a vederla e non mi trasmetteva emozioni. Se lotti con passione, la gente ti segue. Credo che la presenza di Marco Calvani sia una garanzia anche in questo senso. Lui è il tipico allenatore che pretende il sudore in palestra e il sangue in campo la domenica. Spero di trovare americani alla Mason Rocca, uno che era solo nato negli Stati Uniti, ma per il resto era più napoletano di me.
Perché non produciamo talenti in Campania? Credo sia un discorso di taglie e di natura politica. Oggi giorno un allenatore viene esonerato dopo 3-4 sconfitte, per cui c’è possibilità che ogni allenatore decida di voler rischiare con le sue scelte. Di affidarsi a chi può dargli un risultato nel brevissimo periodo e scommettere il meno possibile.
A cosa punta Napoli? Napoli è una piazza che merita la serie A, quando vedo alcune società nella massima serie e non vedo Napoli, mi rendo conto che alla massima serie manca un pezzo importante. Giustissimo il discorso per cui il diritto a partecipare si conquista sul campo, e una piazza come questa deve farlo il prima possibile perché può solo contribuire – con la sua presenza a far crescere il movimento nazionale”.