La finale di Eurolega vedrà di fronte Olympiacos e Real Madrid, due squadre che ci arrivano da percorsi e semifinali diametralmente opposte. I greci con la classica rimonta che li ha contraddistinti per tutti gli ultimi anni, stregati dal solito Spanoulis, mentre i padroni di casa in canotta blanca mostrano che, quando vogliono innestare le marce alte, sarà dura per chiunque a qualsiasi latitudine stargli dietro. Ne fanno le spese un Cska Mosca che, climaticamente parlando, si scioglie come neve al sole dopo aver condotto per 30 minuti, ma anche e soprattutto un Fenerbache annientato da una grandinata di triple assurde nonchè dalla fisicità madrilena in difesa.
#CSKAOly 68-70
S.S.S. SEMPRE IL SOLITO SPANOULIS
Basterebbe questo a commentare la gara, ma che voi lo odiate o che lo amiate, Spanoulis è quel tipo di giocatore che, quando la palla pesa e oltre al talento serve una gran dose di attributi, beh lo vorresti sempre al tuo fianco. E dire che aveva iniziato con un tripudio di errori dal campo e palle perse che avevano fatto disperare coach Sfairopoulos, che aveva deciso di toglierlo dalla gara per buon inizio del quarto periodo. Ed intanto sul campo era Nando De Colo a incantare. Penetrazioni ragionate, assist e genialate di chiaro marco Spurs, con compagni sempre in ritmo e canestri a ripetizione. Non altrettanto poteva dirsi di Teodosic, oggi cavalier servente, sia per le basse percentuali che per la tante, troppe, palle perse.
Se ci aggiungi un AK47 inceppato come nella tundra siberiana e una panchina che nel settore lunghi produce poco, allora si può capire come i ragazzi di Itoudis deludano. Perchè è vero che il francesino cresciuto all’ombra di Tony Parker ne mette 18 con 4 rimbalzi e altrettanti assist, ma quando lui smette di segnare, e Kaun (11) di combattere, ai russi non resta che affidarsi alle proprie individualità. Weems e Jackson mettono punti anche importanti nel finale, ma l’inerzia se la sono presa i biancorossi, che oramai sono specialisti in rimonte. Printezis (14+8 rimbalzi) permette alla gara di restare sempre viva, ma sono i rampolli pescati dalla panchina come Papapetrou e Agravanis che cambiano inerzia e mentalità alla squadra del Pireo. Il quarto periodo diventa l’ufficio di Vassilis, che aspetta il momento clou per iniziare a far correre il tassametro. Maestro d’orchestra è Sloukas, che a fine gara sarà silenzioso e decisivo, con 10 punti uscendo dalla panchina. E quando dopo di lui, a 3’31” dalla fine Spanoulis imbuca la tripla, dal 53-63 siamo in un battito di ciglia già davanti al 59-63 ed ad uno di quei finali agonici che tanto hanno da raccontare. Ora ci si attende che nel testa a testa tra i due “croce e delizia” anche Teodosic faccia muovere il suo tassametro (a fine gara 8 + 5 assist ma anche 6 sanguinosi turnover), solo che il serbo sceglie di aumentare tiri sbagliate e decisioni che definire discutibili è un complimento; Spanoulis ringrazia e mette 5 punti per il sorpasso dei greci, prima di una “lezione di ordinaria follia” su Vorontsevich che vale il +3. Ci vuole Weems dei tempi belli a Toronto per pareggiare, ma mancano 31″ e la palla finisce nelle mani del solito noto. Sono venti secondi di nulla cosmico, con palleggi pigri, spostamento verso destra, occhiate stanche ai compagni, poi improvvisamente si alza con tanto di mano in faccia di Kirilenko e il finale lo lasciamo al “ciaff” del canestro.
De Colo a tutta velocità accorcia il -1, Sloukas con un 1/2 la chiude, anche perchè, davvero con una palla importante, il Cska non riesce a far altro che perderla. Quanto sono lontani i tempi di Messina. E dopo questa impresa, l’ennesima, in rimonta, chi può fermare i greci? Non diciamo che sono come gli Achei all’assalto di Troia, ma di certo ne hanno l’aspetto… Serve solo il cavallo giusto.
#RealFener 96-87
NOCHE LATINA NEL (DAL*) PARCHEGGIO
Demoliti, nell’orgoglio, nella testa e nel gioco. Difficile immaginare una squadra come quella di Obradovic che viene letteralmente annichilita dal punto di vista mentale prima e difensivo poi. Ai turchi va riconosciuto il merito di aver provato in tutti modi a riaprirla, ma quando da ogni dove ti vedi piovere triple, tutte costruite ad arte con ricamatori d’eccezione, allora la montagna da scalare è troppo grande, anche se hai un totem come Vesely (20 punti con 8/10 ai liberi +6 rimbalzi e 10 falli subiti). Solo le solite “cassanate” di Rudy e compagnia potevano rompere un’armonia che è costruita dal bel gioco e cementata dalla coesione di una squadra che ha tanti perni e interruttori su cui puntare, ciascuno capace di portare il suo mattoncino. E se si pensa che, usciti Slaughter (inizio terzo quarto) e Ayon (metà quarto periodo) per falli, entra dalla panchina come quarto lungo Bouroussis, allora si capisce davvero perchè i madrileni siano padroni del campo.
La gara di fatto dura un quarto: poi è spettacolo. Campo aperto, palla che vaga come un flipper impazzito. Prima si cavalca un Ayon dominante in vernice, ma bravo anche a riaprire sugli scarichi (18 punti + 7 rimbalzi e 6 assist); poi quando oramai si collassa sul messicano, c’è più spazio per gli esterni e le triple sono chirurgiche. Ci saranno 35 punti nel solo secondo periodo per il Real, che vola a +20 però grazie anche alla difesa e se si parla di questo fondamentale non puoi che pensare ad Andres Nocioni, il buono il brutto e il cattivo di questa squadra. Fa quello che serve, regala un biglietto di sola andata per lo strizzacervelli più vicino a Bjelica, che stasera ci capirà poco. Aiuta in ogni dove e chiunque passi dalle sue parti viene fermato, con le buone o con le cattive. Già l’agonismo. Potrebbe finire in rissa come un normale Boca River. Ci sono scontri, blocchi ben oltre il limite, antisportivi e via dicendo. Fortuna che finisce, anche se Rudy potrebbe benissimo evitare qualche sceneggiata alla Neymar. Comunque nella ripresa il Fenerbache ci prova, guidato da un coriaceo Goudelock (26 punti 6 rimbalzi e 4 assist) e dal gioco sotto di Vesely. Il vantaggio resta però sempre pesante e nemmeno quando si svegliano Bogdanovic e Bjelica arriva quel tanto agognato -9 che poteva riaprirla davvero. Passa la squadra più forte, che ha provato a farmi male da sola con tanta tensione sul campo, quando invece basta gestirla. Arriverà in finale con qualche livido in più ma anche con la consapevolezza di avere un collettivo che fa paura. Detto già delle cifre di Ayon, giova passare in rassegna anche quelle degli altri, che sono mostruose a dir poco: 17 punti di K.C. Rivers (5/6 dall’arco) con ottimo impatto anche in difesa, 12 punti + 6 rimbalzi e tanti attributi che non sporcano il foglio per Andres Nocioni. Sembrerebbe di aver dimenticato i due play, ci arriviamo subito, giova dire che entrambi sono la chiave della fluidità offensiva madrilena, ma che una tripla del “Chacho” Rodriguez spezza tanta inerzia quando il Fener era a -12, ma che poi a chiuderla davvero è Llull con 7 punti “totalmente pazzi” dei suoi, che chiudono i conti. Per l’ex Knicks saranno 13 punti con 7 assist, mentre l’altro folletto scrive 12 con ben 9 assistenze. Mostruoso Real, che chiude la serata con un sontuoso 14/30 da tre, sperando che non abbiano finito la benzina già stasera.
Domenico Landolfo