Il bello del basket è che spesso sa sorprenderti. Pensavamo di aver visto tutto con il predominio lagunare dalla lunga distanza che chiudeva i conti dopo un quarto, ma vedere come una squadra, inferiore tecnicamente, con le piccole grandi cose riesca a risalire la china prima e a mettere il naso avanti poi, è sempre piacevole. Se poi la Juve, che tanto ha lottato quanto inutilmente alla fine, si ritrova 7 punti avanti a 3′ dalla fine ma improvvisamente spegne la luce e si adagia, beccandosi uno 0-14 mortificante, allora vuole dire che qualcosa non va. E non ci si riferisce certo ai singoli, perchè i ragazzi di Dell’Agnello pur senza Siva (1/10 dal campo, 2 punti, 6 assist e molte palle perse – anche se lo scout gliene imputa solo una – in 34 minuti) avevano fatto di necessità virtù, adattandosi a giocare con Downs falso numero 4 e affidandosi all’esperienza di Cinciarini. Alla fine la stanchezza è un fattore che paga i dividendi e l’ottima rotazione di coach De Raffaele fa arrivare lucidissima Venezia al rush finale, in cui sono i due che non ti aspetti a chiuderla. Jackson, che aveva vagato nel sottobosco della partita, nonchè un Mike Green che sparacchia dal campo (2/14) e quasi viene battezzato dalla difesa, ma che mette la tripla decisiva che regala i due punti agli orogranata, firmando una partita silenziosa ma che alla fine recita 9 punti, 10 rimbalzi (miglior rebounder della gara) e 8 assist.
Il primo tempo è dominato dalla classe cristallina di Bramos, che firma 5 triple di classe purissima, con tagli che piacciono agli appassionati e che fanno credere senza troppi giri di parole che senza qualche infortunio di troppo l’ex Panathinaikos sarebbe in ben altri palcoscenici. A fine gara saranno 21 i suoi punti, con tanta classe, quasi pari a quella del capitano Goss. L’ex Roma è una costante spina nel fianco della Juve, specie dall’arco dove chiuderà con un 4/6 importante nei suoi 16 punti, arrivati sempre quando la squadra aveva bisogno di rispondere presente. Curioso come Caserta, che aveva inserito Johnson, e che quindi era riuscita abbastanza bene a imbrigliare il forte pacchetto lunghi avversari, venga punita dai “piccoli” lagunari, mentre nè Owens, nè Ress, nè Savovic riescono mai ad incidere davvero sulle sorti del match. Qualche mattoncino lo porta il solito e solido faticatore di Ben Ortner, che tiene a contatto i suoi quasi da solo nel terzo periodo, nell’infuriare della tempesta bianconera.
Caserta avrà le sue colpe, ma ha il merito di rialzarsi dopo un 5-23 in avvio che avrebbe steso chiunque. La difesa a zona è un’arma molto efficace, specie perchè i miss match anche sugli esterni premiano e non poco la velocità ed i tagli dei lagunari, che puniscono sempre e comunque dai 6,75. Con un Siva confusionario, è Downs a prendersi le respnsabilità, con un 5/7 dall’arco importante nei suoi 21 punti, conditi anche da 10 rimbalzi, ma è Cinciarini di fatto a tirare la carretta, buttandosi dentro a testa bassa, a segnare i punti importanti, ad avere le palle che scottano, a farsi trovare pronto. Giuri ha il merito di cambiare il volto alla gara, anche perchè Dell’Agnello gli affianca (il fantasma di) Siva e Cinciarini che gli liberano qualche buono spazio in penetrazione, con Downs o Slokar in posizione di ala forte e un pivot in mezzo a battagliare. Se lo sloveno è di fatto sempre positivo, sia in termini di atteggiamento che di voglia, Hunt paga i suoi demoni sbagliando i liberi che avrebbero potuto valere la vittoria, vanificando le sue tante lotte contro gli avversari in cui comunque, nonostante le difficoltà, aveva saputo ben destreggiarsi. Forse Caserta paga ancora l’approccio, forse qualche rotazione in più, forse qualche altra scelta, ancora una volta però, il concorso di colpe tra coach Dell’Agnello e i suoi pende a favore del primo, che se ha cambiato la gara nella ripresa, portando i suoi davanti, non è sembrato capace di tenere la giusta rotta nel finale. Con le belle prestazioni non si conquista la salvezza, l’ennesima sconfitta al termine di una gara ben giocata strappa forse gli applausi ma lascia l’amaro in bocca per altri due punti buttati lì e avvicina Torino, che ha vinto il suo match con Varese e ancora vuole credere nella salvezza.
LA CRONACA: Inizio da incubo per i padroni di casa, che incappano in una palla scivolosa, quasi “avvelenata” in attacco, e in difesa si perdono i tagli di Goss e Bramos, col greco che ripete i suoi “passettini” per due volte griffando lo 0-9 che ci approccia al match dopo tre minuti. Federico Buffa la definirebbe una partita di “taquitos y sombreros”, volendo essere più semplici, Cinciarini con tanto talento quanto faccia tosta muove da quota zero il tassametro bianconero, ma la Reyer sembra averne di più, con la ricerca del gioco dentro che premia Owens prima e Savovic, dalla lunetta, poi per il 3-15 al minuto 6 quando Dell’Agnello fa segno di averne visto abbastanza. Dalla panchina entra Johnson, appena arrivato, che con un gancetto dei suoi si prende gli applausi del pubblico, ma la tripla dal parcheggio di Goss ed il terzo “confettino” del solito Bramos, nonchè il lay up di Ortner, griffano un altro 0-8 che vuole dire 5-23 dopo 8 minuti, quando De Raffaele decide di dare respiro ai suoi titolarissimi. Mal gliene frutta, perchè Downs si sblocca dopo tanti errori, Hunt inizia a ricevere in post e Caserta tutto sommato è sotto solo di 11 alla prima pausa (12-23).
Downs con la seconda tripla della sua serata chiude il 10-0 tutto di marca campana, parziale che potrebbe allungarsi se Hunt non facesse un giro a vuoto in lunetta, De Raffaele toglie Savovic e inserisce Viggiano da ala forte e l’ex Milano punisce subito con la bomba frontale. Venezia sulle ali dell’entusiasmo trova soluzioni da ognuno dei suoi ragazzi, Siva nell’unica azione degna di lui brucia Ruzzier e va al ferro quasi avesse la moto, ma ogni qual volta i bianconeri sembrano chiudere la forbice, ecco il montante pesante che fa male, come la tripla di Goss al 15′. Il capitano lagunare scuote i suoi, Ress produce dalla lunetta, Owens sgomita bene a rimbalzo e quando Bramos manda a bersaglio la quarta tripla della sua serata ecco servito un altro 10-0 che fa precipitare la Juve a -17 (21-38). E’ sempre Linton Johnson a spezzare il parziale, ma Bramos non ha ancora finito il suo show, ma stavolta a rispondergli per le rime è un Marco Giuri che, ignorato dal coach all’inizio, si prende campo e minuti. La gara si accende, entrambe le squadre vanno in lunetta, con la Reyer più imprecisa e Caserta che grazie alla magia dalla rimessa che premia Slokar può stare sotto di solo dieci lunghezze all’intervallo, sul 35-45.
Venezia omette di ritornare dagli spogliatoi e dopo il sussulto di Owens viene annichilita dai bianconeri. Downs spara triple e vola sopra il ferro, Hunt si fa trovare pronto in vernice, Cinciarini è più di un fattore e Juve a -1 (46-47) al 23′. Servono gli straordinari di un Viggiano leader silenzioso e di un Ortner sempre importante a tenere in piedi la Reyer, che comunque col tap in da rimbalzo offensivo di Bramos tocca di nuovo il +6. I lagunari però sprecano prematuramente il bonus, Downs prima e Cinciarini poi si accendono ed arrivano la parità prima ed il sorpasso poi, con la tripla griffata dall’ex Boston Celtics. Slokar dalla lunetta mette il +3, ma Goss è bravo a buttarsi dentro, subire fallo ed insaccare i liberi che tengono a contatto ravvicinato Venezia all’ultimo mini riposo, sul 62-61.
Caserta approccia di nuovo meglio l’ultima frazione. Cinciarini di butta dentro e segna con un arcobaleno, Slokar è solido nell’andare in post basso, finta e appoggio morbido per il +5. Sembra strano ma i piccoli di Caserta si caricano di falli. Goss quando serve si fa trovare pronto, tripla scacciacrisi per i suoi e assist per Owens che inchioda l’alleyop. Dal -1 si resta quasi congelati, fino al minuto 35 quando un jumper di Slokar lancia il parziale di 6-0 bianconero che sul tap in volante di Hunt, di tocco, vale il 73-66 che illude il Palamaggiò a 3′ dalla fine. Caserta smette di giocare, Venezia ci crede ma riesce solo a fermare l’emorragia con Owens, bravo a farsi trovare pronto nel traffico. Con anche Cinciarini e Giuri a quattro falli e quindi una difesa assente sui piccoli, De Raffaele mette Bramos da 4 al fianco di Owens e lascia sugli esterni il solito Goss al cui fianco ci sono un Green che ha litigato col ferro da qualsiasi posizione e un Jackson che non ha visto nè luce nè palloni. Quando però hai gente più fresca e che comunque ha talento, prima o poi questo esce fuori. Dalle ceneri i due tizzoni ardenti sono i punti proprio dell’ex Cremona che mette il long two che restituisce energia ai suoi, che pareggiano con la tripla di Green, che si sblocca, e sorpassano sulla penetrazione di Goss, su cui Cinciarini decide di non spendere fallo. Green va poi con la magata, togliendo due punti facili ad Hunt, mandato a sfidare i suoi demoni in lunetta. Il pivot c’è da dire che ha anche un conto aperto con la sfortuna, ma fa un sanguinoso 0/2 che presta poi il fianco ad una difesa scoraggiata e distratta che si perde Jackson, che mette la tripla che decide la gara. Sarà Bramos a chiuderla con un 2/2 dalla lunetta quando oramai c’è ben poco altro da dire. Finisce 73-80.
PASTA REGGIA JUVECASERTA – UMANA REYER VENEZIA 73-80
Parziali: 12-23; 23-22; 27-16; 11-19
Progressione: 12-23; 35-45; 62-61; 73-80
Tabellini
MVP: Bramos e Goss indicano la via, Green e Jackson la decidono nel finale. Per la Juve si salvano Slokar, Downs e Cinciarini
WVP: Siva è il peggiore in campo, incapace di gestire il ritmo. Per Venezia convincono poco Savovic e Ress, oggi abulici.
Domenico Landolfo