Marco Cilli, partiamo dalla sua squadra che sta giocando la Serie C Gold Lazio. Come va?
“Direi per ora abbastanza bene. Anzi sono soddisfatto perché abbiamo perso solo due partite, quando ne manca una alla fine del girone di andata, e siamo in vetta alla classifica. E puntiamo decisamente a restarci fino alla fine“.
Vuol dire che avete fatto una squadra forte per cercare di vincere il campionato?
“Sì. Dopo due anni nei quali siamo arrivati ai play-off uscendo una volta in semifinale e l’anno scorso al primo turno per colpa nostra, questa stagione ci siamo attrezzati per provare a salire, per cercare di essere promossi.”
Con che tipo di squadra state affrontando il campionato?
“Come sempre con una squadra tutta nostra. O almeno il più possibile. Abbiamo dei giocatori che sono “tiberini” da sempre ed altri che sono cavalli di ritorno ma che sono nati in Tiber per poi fare le loro esperienze in altre società e vedere un’altra pallacanestro. E poi i giovani che rappresentano da sempre il fulcro della nostra attività”.
Si parla molto bene di alcuni vostri ragazzi Under 16
“Certamente. C’è Palumbo che è considerato forse il miglior 2000 d’Italia che sta facendo esperienza alla Stella Azzurra, poi c’è Moretti a Torino e Sfroza che gioca con l’HSC. Noi a differenza di molte altre società guardiamo molto al nostro territorio e ci lavoriamo ogni giorno. E naturalmente a livello giovanile capitano annate migliori ed altre meno buone, ma a noi sta bene così, siamo radicati a Monte Sacro e lì vogliamo continuare a crescere“.
Com’è il livello della Serie C quest’anno?
“Non vedo grandissime cose dal punto di vista tecnico ed atletico. Ovviamente i giocatori bravi ci sono sia chiaro ed anche quelli che fisicamente sono forti. Ma non ci sono tantissimi giovani, nè potrebbe essere viste le regole e la formula di questo campionato“.
Eppure con gli extracomunitari, specie americani che si possono tesserare il livello secondo quanto dicono in Federazione dovrebbe essersi alzato…
“Ecco gli americani…Anni fa c’era un giocatore americano che dovunque andasse a giocare portava le sue squadre alla promozione. Non perché lui segnasse 30 o 40 punti a partita ma perché portava la mentalità del college in quelle squadre, quindi lavoro, lavoro ed ancora tanto lavoro. Gli americani che arrivano in serie C sono gente già pronta, giocatori già formati che certamente portano spettacolo e qualcosa di tecnico in più, ma devono adeguarsi al livello ed al sistema di gioco europeo, italiano nello specifico. Dunque fanno fatica proprio come quelli che vanno in serie A. Il movimento cerca di adeguarsi a loro ma non è facile ed anche per la categoria arbitrale l’operazione è difficile. Insomma mi sembra un pasticcio“.
Il problema poi è che questi ragazzi vengono a fare il mestiere di giocatori di basket in un sistema dilettantistico. O no?
“Questo è un problema vero. Secondo le DOA (disposizioni organizzative annuali) loro devono avere un qualunque tipo di visto, purchè non sia turistico. E vengono qui per guadagnare dei soldi. Dunque sono effettivamente persone che hanno scelto la professione del giocatore di pallacanestro. Poi visto che se ne possono prendere due, ci sono due posti in meno per gli italiani ed i giovani in particolare. E si allenano molto spesso con gente che durante il giorno fa un altro lavoro e che la sera va ad allenarsi per diletto, per tenersi in forma, perché gli piace giocare. Tanto che il campionato è pieno di gente Over…Ma contro i quali ovviamente non ho nulla, così come non ho nulla contro gli extracomunitari in serie C. Vorrei che dietro ci fosse una visione, un progetto. E perché in serie B non si possono prendere? Ed in A2 se ne possono far giocare solo due? Non parlo della serie A dove il professionismo ha regole diverse ed è giusto secondo me che chi mette i soldi faccia come vuole, naturalmente dentro le regole“.
Facendo finta che lei possa scrivere una letterina di Natale al Presidente della Fip appena rieletto, Gianni Petrucci, cosa scriverebbe?
“Caro Presidente…dammi un senso alle scelte di questi ultimi anni, a come sono stati pensati i campionati minori. Dammi un senso alle spese ed alle tasse gare che spendiamo ogni giorno. Dammi una visione che non sia datata ad un anno ma a 5 anche dieci anni. Vorrei che si lavorasse per tornare alle Olimpiadi magari anche dal 2024 ma che poi non se ne esca più. Allora vorrebbe dire che sotto la Nazionale che è un traguardo, c’è un pensiero sulla nostra pallacanestro che ha compreso tutti e tutto. Che ha pensato ad una defiscalizzazione per le società, che ha organizzato l’ingresso nelle scuole in modo sistematico e non occasionale o lasciato solo alla libera iniziativa delle società. Vorrei chiedere un premio vero per chi fa l’attività giovanile come si deve e per chi fa tutti i relativi campionati. Vorrei in conclusione che tutto quello che viene fatto – devo dire che alcune cose si stanno facendo ma è ancora poco e confuso – si facesse seguendo un percorso, un sentiero ben preciso e ben tracciato“.
Eduardo Lubrano