VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA (11-2, 80.7 Punti per partita, 53% da 2, 37% da 3): Riprendersi dalla traumatica retrocessione dello scorso maggio non era impresa semplice, ma la nuova società virtussina a oggi ha fatto il suo alla grande, con una ricetta molto semplice: profilo basso, zero proclami e scelte sensate anche se non sensazionalistiche. Dentro un allenatore navigato come Ramagli, un paio di elementi di esperienza che ad oggi sono fondamentali come Rosselli (11 punti e 5 rimbalzi di media col 43% da tre) e Michelori, due americani che si stanno rivelando come le armi in più della squadra (Lawson 21+9 di media a conferma dell’ottima stagione scorsa a Recanati, Umeh 17 di media col 42% da tre) e un paio di italiani di sicuro affidamento come Spissu e Spizzichini che stanno portando il loro contributo in maniera continuativa. Dietro, il lancio di giovani interessanti come Penna, Oxilia e Pajola, che erano il grande punto interrogativo della stagione. Si diceva: se loro sapranno tenere il campo in maniera efficiente allora la Virtus compirà il passo da mina vagante a seria pretendente alla promozione. Oggi il campo sta facendo propendere per la seconda ipotesi, se è vero che i tre ragazzi stanno in campo in media 35’ per partita in tutto (quasi 10 Danilo Petrovic, che però da qualche partita è uscito dalle rotazioni ed era, in effetti, sembrato il più acerbo dei quattro), con costrutto e non per necessità, facendo diventare, di fatto, la rotazione della Segafredo a 9/10 uomini, che in questo campionato è un dettaglio di non poco conto. E tutto questo è arrivato praticamente non avendo mai Klaudio Ndoja, che però, probabilmente, dopo il derby dovrà operarsi a una caviglia e sarà fuori altri due mesi, costringendo la squadra a guardare al mercato. Il calendario ha aiutato, con buona parte delle sfide contro la parte alta della classifica in casa, ma è anche vero che la squadra non ha mai steccato, eccezion fatta per il tonfo interno con Ravenna e il suicidio di Ferrara, e comunque ha dimostrato di poter vincere sia giocando ai 90 punti (miglior attacco per punti su 100 possessi con 110.4), cosa che sembra più nelle corde della squadra, che nel momento in cui i ritmi si abbassano e bisogna appoggiarsi alla difesa (vedi la vittoria interna con Treviso). Ora viene il difficile: confermarsi nel girone di ritorno che proporrà trasferte a Piacenza, Mantova, Ravenna, Treviso e il derby fuori casa. VOTO: 8
DE’ LONGHI TREVISO (11-3, 72.1 ppp, 66.7 punti concessi per partita): l’antico adagio recita che il difficile non è tanto avere una stagione vincente, ma confermarsi in quella successiva. Ecco che gli uomini di Pillastrini stanno riuscendo alla grande in questo intento. Dopo un campionato 2015-2016 chiusosi con la sconfitta in semifinale, poteva non essere semplice rimettersi in carreggiata ed essere da subito nuovamente lì a lottare per il primo posto. Treviso, invece, l’ha fatto, con un’idea ben precisa e diametralmente opposta a quella della Virtus Bologna: il fulcro della squadra qui è il gruppo italiano capeggiato da Davide Moretti (12.6 punti col 39% da tre) e Matteo Fantinelli (10.5 punti e 5.8 assists col 46% da tre). A fianco a loro un americano sotto le plance poco appariscente come Jesse Perry (12.4+8.9 rimbalzi tirando con il 44% da tre punti), ma utilissimo, mentre l’altro USA, Quenton DeCosey (9.7 punti in 25’), finora ha grandemente deluso, ma viene comunque tenuto integrato nei meccanismi. Attorno gli storici Rinaldi e Ancellotti, il nuovo ottimo arrivo Saccaggi e Malbasa, mentre Negri, messo ai box da un infortunio, è stato sostituito dall’arrivo in prestito dell’eterna promessa La Torre, che non sta facendo cose mirabolanti, ma sta aiutando in maniera positiva. Ne viene fuori una squadra non certo spettacolare, ma tremendamente concreta che sovente tiene gli avversari sotto i 60 punti, e, si sa, una buona difesa è un ingrediente fondamentale per far strada. VOTO: 8
FORTITUDO KONTATTO BOLOGNA (9-6, 74.3 ppp, 49% da 2, 32% da 3): Qui, invece, a differenza di Treviso, si è caduti nel tranello di una stagione in cui bisogna confermare l’exploit positivo dell’anno precedente. Dopo una stagione che si è fermata a 40’ dalla promozione, la Kontatto arrivava ai nastri di partenza del campionato con le stimmate della grande favorita: blasone, oltre quattromila abbonati, budget di livello per la categoria, gruppo italiano di ottimi giocatori e un allenatore come Boniciolli in panchina. Da lì sono partiti gli errori: persi sia Ed Daniels che Jonte Flowers dall’anno passato, è stato lasciato andare Marco Carraretto, così come Valerio Amoroso, con modi e tempistiche non esenti da appunti. Dal mercato, però, sono arrivati due signori colpi come Stefano Mancinelli e Michele Ruzzier, più un gregario affidabile come Gandini. Sotto canestro firmato Justin Knox e in guardia Chris Roberts da Siena, messo però in dubbio ancora prima dell’inizio della stagione (ai tempi della vittoria in Supercoppa). Roberts poi è stato effettivamente tagliato (14 punti di media in tre partite), ma nel frattempo la società, tra nuove maglie da gara rivedibili e avventati proclami trionfalistici, aveva cominciato a gettare qualche luce e pressione di troppo su un gruppo che avrebbe avuto bisogno di calma per amalgamarsi. Alla prima sconfitta (pesante tonfo interno con Verona) sono iniziati gli scricchiolii. Mitja Nikolic è arrivato al posto di Roberts, ma dopo neanche un mese era già sulla graticola e oggi è virtualmente tagliato (al suo posto arriverà Alex Legion da Reggio Calabria). Nel mezzo due quarti di sciopero in panchina di Boniciolli a Piacenza, alcune conferenze stampa con qualche parole di troppo e una curva in continua (e onerosa) polemica con la FIP. Si capisce come la squadra, anche per via di diversi infortuni, non abbia certo potuto giocare al massimo delle proprie possibilità (che sarebbero altissime). Tante sconfitte, alcune inopinate, un attacco che spesso ha battuto in testa. Le certezze oggi si chiamano Leo Candi (13 punti e 3 assists di media) e Stefano Mancinelli (12 punti, 5 rimbalzi e 3 asssits). Knox sta facendo il suo (15+7 rimbalzi) e Montano dalla panchina porta energia (11 punti di media). Ma manca un armonia di squadra in campo e, soprattutto, un esterno con punti nelle mani che tolga i compagni dai momenti di secca offensiva. Nonostante tutto la squadra è lì, terza, sapendo bene che i destini della stagione si decidono molto più avanti. Ma, a partire da domani, è obbligatorio cambiare registro. VOTO: 5
ALMA TRIESTE (9-5, 78.5 ppp, 52% da 2, 33% da 3): partita in sordina (quattro sconfitte nelle prime cinque partite), Trieste quando si è rialzata lo ha fatto alla grandissima e al momento è in una striscia di otto vittorie nelle ultime nove partite, perdendo solo sul campo della Virtus Bologna. La squadra di Dalmasson piace per come gioca, trascinata dal talento fisico di Javonte Green (18.4 punti, 6 rimbalzi, 3.5 recuperi a partita) e dalla solidità di Jordan Parks (13.6 punti e 6.7 rimbalzi). Pericolosa in attacco anche grazie a un nucleo italiano ormai esperto di questo torneo e che si è arricchito nella seconda metà di girone di un Alessandro Cittadini che ha subito fatto sentire la sua presenza (9.2 punti e 4.7 rimbalzi in 18’). Ottimo fino a adesso anche Matteo Da Ros (10.8 punti, 4.9 rimbalzi e 3.6 assists), dietro Bossi, Prandin, Pecile e Baldasso si alternano in ogni partita dando sempre un riferimento valido. Ma è nella propria metà campo che l’Alma ha fatto il salto di qualità. A livello di rating difensivo oggi è la migliore del girone (94.2 punti concessi per 100 possessi, meglio anche di Treviso che ne concede 94.6) e per net rating è seconda solo alla Virtus Bologna con un saldo positivo tra attacco e difesa di 8.5 punti per 100 possessi. Il Pala Rubini è un fortino (sette vittorie in otto partite), ma ora la squadra dovrà dimostrare un po’ di solidità in più in trasferta dove lo score è decisamente meno lusinghiero (solo due vittorie in sei uscite) VOTO: 7
ASSIGECO PIACENZA (9-6, 72.7 ppp, 45% da 2, 35% da 3): girone d’andata pazzo quello di Piacenza, che è andata letteralmente a strappi. Due sconfitte per bagnare la stagione, poi cinque vittorie, seguite da un filotto di quattro KO a sua volta seguito da una striscia di quattro successi. Trovare un po’ di equilibrio sarebbe il segreto per una squadra che ha un roster di sicuro valore, con un vero califfo per la categoria come Bobby Jones che ci ha messo un po’ a ingranare ma che poi ha cominciato a sciorinare partite delle sue e ora viaggia praticamente in doppia doppia di media a 15.1 punti e 9.6 rimbalzi di media. Kenny Hasbrouck si è confermato terminale offensivo affidabile (16.6 punti di media anche se con parecchi tiri, oltre 15 a incontro) e dietro Infante, Raspino e Borsato si sono dimostrati buone spalle (oltre 27 punti di media in tre). Sta mancando Matteo Formenti, che doveva essere l’arma in più ma è stato continuamente appiedato da problemi fisici che tutt’ora lo tengono ai box. Così l’attacco non è mai decollato e ci si è dovuti aggrappare alla difesa (terza per punti concessi su 100 possessi nel girone, con 95.3) per rimanere competitivi. Per il prosieguo del cammino molto passerà dalle condizioni fisiche di Formenti. Recuperarlo permetterebbe a coach Andreazza di allungare le rotazioni con un giocatore di assoluto valore per la categoria, mentre così spesso si è trovato a dover ruotare otto giocatori con qualche apparizione di Persico e il giovane Dincic, che però non danno garanzie. VOTO: 6,5
ORASI’ RAVENNA (9-6, 79 ppp, 49% da 2, 38% da 3): è stata una delle squadre più divertenti di questo girone d’andata, capace di improvvisi exploit offensivi. Sorpresa assoluta delle prime settimane, con la perla della nettissima vittoria sul campo della Segafredo, si è normalizzata via via, rimanendo però sempre nei piani alti della classifica e confermandosi squadra che lì lotterà fino alla fine. La coppia USA Marks-Smith ha confermato le aspettative: il primo viaggia a 17.4 punti col 38% da tre punti, il secondo è un totem a cui la squadra si aggrappa e produce 14.7 punti, 9.3 rimbalzi e 2.7 stoppate. Ottime cose vengono da Matteo Tambone, che nel ruolo di playmaker titolare non sta tradendo (10.8 punti di media), e Alberto Chiumenti (10.1 punti e 4.3 rimbalzi) alternato in maniera efficiente con Stefano Masciadri. Minuti di qualità anche da Sabatini, Raschi e Sgorbati, in una squadra che ha equilibri precisi e certi, dove ognuno porta il suo mattone in maniera costante. Anche in questo caso bisogna migliorare il record esterno (3-5 contro il 6-1 casalingo), ma la squadra di Antimo Martino è certamente una nota lieta fino a qua. VOTO: 7
DINAMICA GENERALE MANTOVA (9-6, 78.5 ppp, 48% da 2, 35% da 3): come per Piacenza la partenza è stata tutt’altro che positiva, con quattro sconfitte consecutive inattese per una squadra di valore certo. E infatti poi il trend si è invertito in maniera netta e decisa con sette vittorie consecutive e nove nelle ultime undici partite giocate. A vedere il roster si capisce anche il perché. La Dinamica Generale ha in LaMarshall Corbett il proprio leader che viaggia a 18 punti di media col 52% da due punti e il 40% da tre e accanto a lui il talento, inizialmente visto a sprazzi ma che col tempo si è stabilizzato, di DeAndre Daniels, che registra 14 punti e 6 rimbalzi di media, ma che comunque rimane sotto la lente d’ingrandimento. L’inserimento, che doveva essere temporaneo ma poi è stato prorogato fino a fine stagione, di Jacopo Giachetti è stato un innesto di qualità e esperienza che ha aiutato tantissimo la squadra. L’ex playmaker della Virtus Roma non ha statistiche debordanti (8.7 punti e 3.3 assists) ma guida i compagni con sicurezza. La terza punta del roster è Alessandro Amici, che via via è cresciuto insieme al rendimento della squadra e oggi ha statistiche che parlano di 13.5 punti, 6.2 rimbalzi e 2.5 assists. Ancora un po’ sotto le aspettative il giovane lungo Francesco Candussi, che comunque con Sylvere Bryan forma una staffetta di discreta affidabilità. E’ una delle maggior candidate a salire di colpi nella seconda metà di stagione, anche perché, partenza negativa a parte, da novembre sta viaggiando davvero col vento in poppa. VOTO: 6,5
VISITROSETO.IT ROSETO (8-7, 78 ppp, 52% da 2, 36% da 3): per due mesi buoni ha fatto corsa di testa, poi il prevedibile calo che però negli ultimi turni è stato un po’ troppo accentuato, con quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, anche se arrivate contro squadre di rango (Fortitudo, Ravenna, Piacenza, Virtus). Gli abruzzesi hanno poggiato grandemente, finora, sulle prestazioni eccellenti di uno dei migliori giocatori del campionato, quell’Adam Terrell Smith che è per distacco il miglior realizzatore del campionato a 25.3 punti di media. In apertura di campionato, peraltro, era anche l’unico USA a roster, con l’innesto di Brandon Sherrod (11.5 punti, 6.2 rimbalzi) avvenuto solo dopo alcune gare. La squadra però non ne aveva risentito, grazie anche alle prestazioni di Valerio Amoroso (11.9 punti e 6.8 rimbalzi). La sensazione è quella di un roster comunque abbastanza corto, anche se Mei e Fultz a turno hanno prodotto partite di sostanza e il giovane Todor Radonijc cresce discretamente bene. Fattori, Casagrande e Paci danno minuti, ma non altrettanta qualità, pertanto è lecito pensare che la posizione attuale della squadra sia quella più realistica, con obiettivo di ingresso ai playoff. Considerando che, comunque, in estate si partiva per salvarsi, non c’è nulla di cui lamentarsi. Anzi. VOTO: 6,5
AURORA JESI (7-8, 77.7 ppp, 47% da 2, 34% da 3): pronostici rispettati per l’Aurora, che è decisamente in linea con i progetti estivi. Se la partenza con tre vittorie consecutive aveva forse illuso e i successivi sei KO filati avevano fatto paura, un altro filotto di quattro vittorie ha riportato la tranquillità nelle Marche. La squadra poggia per la grande maggioranza sulle spalle del duo Tim Bowers-Dwayne Davis, che portano il 52% dei punti totali della squadra. Davis è il secondo miglior realizzatore del girone a quota 22.3 punti, Bowers si attesta su 18.1 punti, 5.2 rimbalzi e 5.3 assists. Marco Maganza (11.9 punti e 9 rimbalzi) e Andrea Benevelli (11.6 punti e 6.1 rimbalzi) fanno quasi tutto il resto, in un roster che non propone molto altro e di fatto ruota otto uomini. Questo è il grande limite dell’Aurora che, probabilmente, non permette alla squadra, per il futuro, di guardare molto oltre a una salvezza tranquilla. VOTO: 6
G.S.A. UDINE (7-8, 72.4 ppp, 45% da 2, 36% da 3): ottimo girone d’andata per la neopromossa giuliana, che ha avuto un andamento lineare, senza particolari picchi o cali di rendimento preoccupanti. C’è stato comunque modo di togliersi soddisfazioni, come il doppio successo a cavallo di Natale, prima con un ventello rifilato a Treviso e poi con la grande vittoria sul campo della Fortitudo Bologna il 29 dicembre. L’arrivo di Allan Ray ha sicuramente dato uno slancio in più a una squadra costruita pensando soprattutto a confermare il bocco della promozione, correndo però il rischio di trovarsi con davvero pochi punti nelle mani. L’ex Virtus Bologna è andato a integrarsi bene con l’altro straniero, Stanley Okoye (15.2 punti, 7 rimbalzi e il 51% da tre punti), fatturando 19.6 punti con circa 15 tiri a incontro. Il resto della squadra svolge diligentemente il proprio compito. Finora Riccardo Castelli è stato quello che è più emerso, segnando vicino alla doppia cifra di media, ma in generale tutta la squadra lavora per costruire il più possibile per il proprio duo di stranieri, lavorando sodo in difesa, che al momento è la quarta del girone per defensive rating. Fin qua è bastato e avanzato per dormire sonni tranquilli e così ci si augura possa essere anche nel girone di ritorno. VOTO: 7
TEZENIS VERONA (6-8, 71.1 ppp, 50% da 2, 32% da 3): che sarebbe stata una stagione non semplice per Verona lo si immaginava, dopo il fallimento del passato campionato e un’estate passata senza certezze. Il mercato aveva comunque visto allestire un roster, sulla carta, di buon livello, ma il riscontro del campo è stato molto negativo. A parte l’exploit sul campo della Fortitudo alla seconda di campionato, gli scaligeri hanno inanellato una lunga serie di sconfitte, costringendo la società a esonerare Fabrizio Frates, con il subentro di Luca Dalmonte. Da lì le cose sono leggermente migliorate (3-3 il record, dopo il 3-5 iniziale), ma a oggi Verona sarebbe fuori dai playoff e con un occhio più alle spalle che avanti a se. Michael Frazier (16.4 punti, 4.3 rimbalzi, 2.8 assists) è stata una piacevole sorpresa, Dawan Robinson, invece, non ha convinto (11.4 punti col 29% da tre punti). Dallo stesso Dane Diliegro ci si aspettava qualcosa in più e Leonardo Totè non ha fatto il salto di qualità che si sperava potesse compiere. Il gruppo italiano è stato tirato da Marco Portannese (10.5 punti) e Giorgio Bascagin (9.2 punti e il 41% da tre), mentre è stato confermato fino a fine stagione Davdi Brkic, che ha fatto cose discrete fin qui. La squadra oggettivamente può solo migliorare. Quindi, sicuramente, Verona è una di quelle squadre da tenere d’occhio nel girone di ritorno perché il talento c’è, se un paio di cose dovessero andare al loro vedere la Tezenis scalare posizioni non sarebbe un utopia. VOTO: 4,5
ANDREA COSTA IMOLA (6-9, 76.7 ppp, 50% da 2, 34% da 3): anche in casa Andrea Costa la stagione presentava la non semplice sfida di non sfigurare dopo l’ottimo campionato 2015-2016. La difficile sostituzione di un giocatore come Karvel Anderson era indubbiamente il compito più difficile della società e, a oggi, non si può dire che sia stato portato a termine. La nuova coppia di USA, Travis Cohn e Brandon Norfleet, non ha convinto pienamente. Se Cohn il suo l’ha fatto ed è il miglior realizzatore di squadra con 16.4 punti a incontro e il 47% da tre, Norfleet è stato largamente insufficiente (7.7 punti col 35% al tiro), tanto che recentemente è stato ingaggiato Jiri Hubalek, senza però ricorrere al taglio dello stesso Norfleet, che resta a disposizione di coach Ticchi. Senza un duo straniero totalmente affidabile, l’attacco ha avuto enormi problemi. Imola segna sì quasi 77 punti a incontro, ma frutto di un basket giocato ad alto numero di possessi (quasi 78 a partita, secondo dato del girone) che però si scontra con solo il dodicesimo offensive rating, con la pochezza di 98.6 punti per 100 possessi. Prato (12.5 punti a partita) e Ranuzzi (11.4 punti e 5.6 rimbalzi) danno solidità alla squadra, ma va anche registrato il calo netto di Michele Maggioli, che probabilmente comincia ad accusare il peso degli anni e non è più la macchina da punti degli anni passati. Il vantaggio sull’ultimo posto è cospicuo e non preoccupa, ma certo si dovrebbe provare a trovare un equilibrio per guadagnare i punti necessari a evitare i playout. VOTO: 5,5
BONDI FERRARA (5-9, 79.4 ppp, 54% da 2, 35% da 3): Ferrara è certamente una delle delusioni di questo girone d’andata. Gli estensi in estate avevano allestito un roster interessante, con una coppia di americani di alto livello per la categoria come Laurence Bowers (18.7 punti e 7.9 rimbalzi, 62% da 2) e Terrence Roderick (16.2 punti, 6.1 rimbalzi, 3.6 assists), il talento di Riccardo Cortese (14.6 punti e 6.1 rimbalzi) e completarla e un lungo in crescita come Francesco Pellegrino (10+5 rimbalzi) sotto le plance. Il tutto con un cast di supporto interessante con Yankiel Moreno come play e Mastellari, Ibarra e Soloperto dalla panchina. Il risultato è stata una squadra che in attacco corre (oltre 80 possessi per partita, primi nel girone) ma fa anche una gran confusione: primi per percentuale di palle perse, con il 21% dai possessi che finisce con un pallone gettato alle ortiche e un rating offensivo di soli 99 punti per 100 possessi. Di pari passo è andata una difesa scarsamente affidabile, così che ad oggi c’è una squadra che non sembra avere né un capo né una coda e langue sul fondo della classifica a battagliare con squadre che, sulla carta, dovrebbero esserle decisamente inferiori. Anche in questo caso, come per Verona, il talento per uscire dalle secche non manca, ma, a differenza della Tezenis, si ha la sensazione di un gruppo di giocatori che abbia legato poco in campo e non si muova come una squadra ma più come un insieme di individualità. Presupposto non certo incoraggiante per il prosieguo delle operazioni. VOTO: 5
PROGER CHIETI (5-10, 74.3 ppp, 50% da 2, 32% da 3): come da pronostico non è una stagione semplice per Chieti. In Abruzzo, però, erano pronti a un campionato dove ci sarebbe stato da battagliare e, fin qua, non c’è molto che si possa rimproverare ai giallo rossi, che hanno fatto quanto nelle loro possibilità. Che passano quasi interamente per il trio Golden (20.4 punti e 4.1 assists) – Cade Davis (15.7 punti col 41% da tre) – Chris Mortellaro (14+8.4 rimbalzi). I successi esterni di Ferrara e Piacenza sono stati letteralmente oro colato per la truppa di Massimo Galli, che manda comunque in campo una squadra che massimizza quello che è il suo potenziale. La differenza, in futuro, potrebbe farla il gruppo italiano, dove, a parte Luigi Sergio, in molti si sono limitati al compitino. Se qualcuno riuscirà a salire di colpi per la Proger potrebbero arrivare ottime notizie. VOTO: 6
UNIEURO FORLI’ (4-11, 70.7 ppp, 49% da 2, 28% da 3): il ritorno nella seconda serie nazionale è stato quanto mai traumatico per Forlì, fresca di promozione dalla serie B ma che ha visto gli entusiasmi subito raffreddati da un atterraggio tutt’altro che morbido in Legadue. L’avvio, in realtà, era stato assolutamente positivo, con tre vittorie nelle prime quattro partite (anche se per un totale di quattro punti di scarto) compreso il successo interno con Treviso. Da lì in poi, però, è partito un trend negativo che al momento sembra inarrestabile: una vittoria, in casa con Recanati, nelle ultime undici partite. Spirale negativa che ha portato all’esonero di Gigi Garelli e all’ingaggio di Giorgio Valli, che avrà il non semplice compito di salvare la baracca. Compito reso ancora più complicato dai problemi fisici di Wayne Blackshear, che doveva essere l’uomo in più di questa stagione (16.2 punti, 5.3 rimbalzi), ma che un po’ ha reso meno del previsto e ora potrebbe essere sostituito visti i problemi di infortuni. L’altro USA, Jeff Crockett, ha fatto il suo senza infamia e senza lode (15.1 punti e 8.4 rimbalzi). Da tre partite è arrivato Davide Reati da Tortona per dare consistenza a una squadra altrimenti davvero asfittica: largamente il peggior attacco sia per punti segnati che per rating (95.3 punti per 100 possessi). La situazione appare davvero critica. Il gioco è involuto, c’è grande depressione nell’ambiente, in particolare dopo la scoppola ricevuta nel recente match interno con Imola, vero e proprio scontro salvezza. Riuscirà Valli a fare il miracolo? VOTO: 4,5
AMBALT RECANATI (2-13, 73.8 ppp, 49% da 2, 32% da 3): che Recanati non fosse una delle squadre top del girone lo si sapeva, ma immaginarsela così tanto in difficoltà era difficilmente pronosticabile. D’altronde si parlava di una squadra con un roster interessante, con Jalen Reynolds sotto le plance (spettacolare lui almeno con 18.8 punti e 12.4 rimbalzi), italiani di esperienza come Loschi, Sorrentino e Pierini e l’arrivo dopo un paio di giornate di Travis Bader, che l’anno scorso aveva comunque giocato l’Eurocup. Dopo la vittoria sulla sirena all’esordio con Imola, però, niente ha più funzionato. C’è stata anche tanta sfortuna (sei sconfitte entro i cinque punti di scarto) che non ha contribuito a portare un po’ di serenità in casa Ambalt, dove alla fine è stato anche esonerato coach Calvani, rimpiazzato dal rientrante Giancarlo Sacco. La classifica è bruttissima, con quattro punti di scarto dal penultimo posto, che però è occupato da una Forlì in crollo verticale apparentemente inarrestabile. Al posto di Bader, il 23 gennaio, verrà inserito Erik Rush, il capitano Attilio Pierini sta recuperando da un intervento e tra qualche partita dovrebbe rientrare. L’obiettivo è difficile, ma non impossibile. VOTO: 4
Nicolò Fiumi