Verizon Center, 8 maggio 2017. Fattore campo ancora decisivo nella sfida, ormai divenuta rivalità, tra i Wizards padroni di casa ed i Celtics del fenomeno Isaiah Thomas: Washington regala il bis ai suoi fans demolendo la resistenza ospite in un terzo parziale che è parso una mattanza, un vero incubo per la truppa di Brad Stevens (finale 121-102, 2-2 nella serie)!
Eppure la serata dei ragazzi in maglia verde non era affatto iniziata male ed anzi, il punteggio in perfetta parità a fine primo tempo sembrava anche stretto per gli ospiti, parsi fin lì più preparati alla gara, nonostante il clima non certo amichevole riservato dai tifosi ad Olynyk e compagni dopo i veleni di gara 3.
Dopo quattro minuti di assestamento (8-0), il gioco ospite ha iniziato a mostrare tutto il proprio potenziale: grazie ai giochi a due Thomas – Horford, risultati indigesti per la difesa capitolina per via dell’abilità del lungo in canotta #42 nel gioco perimetrale (dal suo show nasce il primo canestro dal campo dei Celtics), prima; per la scelta di Washington di accettare il cambio sui blocchi, permettendo a Thomas di disporre a piacimento delle sorti di Gortat o Morris (17 punti e cinque triple, nel primo tempo, per la stella in maglia verde!), poi; infine, per la capacità dei Celtics di aprire il campo e creare il panico in qualsiasi difesa, schierando cinque fucilieri, una volta sostituito lo spento Amir Johnson con l’ottimo (ovviamente fischiatissimo) Olynyk.
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Il vantaggio ospite sfora la doppia cifra a metà secondo quarto, per via di due fattori determinanti. Da un lato del campo, i cronici problemi difensivi del neoentrato Bogdanovic, in vece di un Otto Porter fin lì miglior realizzatore dei padroni di casa: solita difesa contemplativa sui pick and roll e sui blocchi, al punto che Stevens dirotta il diretto avversario Smart “at the point”, riscuotendo dividendi. Dall’altro lato, al contrario, l’efficace difesa di Boston su Wall, francobollato da Bradley, raddoppiato da Horford o da Olynyk, pressato fin nella sua metà campo, a costo di spendere il fallo, pur di impedire l’innesco del turbo da parte del fuoriclasse di casa! A metà parziale, infatti, Washington è già in bonus, e tiene aperta la partita con qualche viaggio in lunetta e con il dominio a rimbalzo (il dazio che Stevens sceglie di pagare per il quintetto più piccolo e la difesa alta!).
Eppure la prima rimonta Wizards si materializza in un amen, grazie ai giochi a due Wall–Gortat! Come mai divenuti improvvisamente efficaci? Semplice: perché per Boston è tornato in campo Johnson, che non è né rapido sulle chiusure, né combattivo come il suo sostituto, e perché Bradley rifiata in panchina e Thomas, chiamato a prendersi cura del pari ruolo, non ha né il fisico, né il passo per ostacolare la sua corsa al canestro!
Sarà ancora la perfetta lettura del cambio difensivo, sfruttando da par suo il mismatch con Gortat, a permettere ad un fin qui esplosivo Isaiah Thomas di impattare a quota 48 all’intervallo lungo. Con la sensazione che Brooks abbia dovuto attendere lo schieramento delle seconde linee da parte degli ospiti per rimettere in piedi la gara, limitando, al contrario, il minutaggio della propria second unit, apparsa inadeguata.
Al rientro dagli spogliatoi due minuti di studio e poi…parziale 26-0 Washington e gara già buona per titoli di coda ed archivi, l’ultimo periodo trasformato in una inutile passerella per seconde e terze linee! Una sorta di apocalisse si abbatte sui ragazzi del Massachusetts, ancora lì sul parquet a domandarsi il perché. Avessero voglia di scoprirlo davvero, dovrebbero domandare al mattatore, che ha un nome ed un cognome: Scott Brooks! Tre mosse per cambiare il volto ad una squadra fortissima ma apparsa un po’ disunita nei primi 26 minuti:
– legge le scelte di Stevens ed adatta alla perfezione le sue, approfittando e punendo gli errori del collega, in particolare l’insistenza con Smart (ma ora in campo, dall’altra parte, c’è Porter e non Bogdanovic…) e con un Crowder in serata no su ambo i lati del campo, due “non tiratori” e, per di più, undersized;
– disegna l’attacco alla difesa schierata proponendo Morris nell’insolito ruolo di costruttore di gioco, fronte a canestro, e mandando Wall e Beal in post basso per sfruttare la stazza superiore rispetto alle guardie ospiti;
– soprattutto, riscrive la difesa sul pick and roll, invitando Gortat a limitare i cambi accettati ed a restare su Thomas, in raddoppio, insieme a Wall. Così facendo, esalta la sua sottovalutatissima abilità negli scivolamenti, mentre Porter e Morris, con ottima scelta di tempo, si staccano dalle rispettive marcature, battezzandole, e vanno ad intasare l’area, i corridoi, le linee di passaggio. Isaiah finisce imbottigliato, trova un muro davanti, perde palloni a ripetizione, dando il là al furioso e proverbiale contropiede capitolino: al miglior contropiede della Lega! Game,set, match!
La sorte di Boston è segnata, non sarà la debole contromisura di lasciare Smart in PG dirottando Thomas in posizione 2 e Bradley in ala a cambiare l’inerzia del match, con i padroni di casa ormai in trance agonistica. Anzi, Thomas perderà altri due palloni banali…e le staffe, finendo ingloriosamente per farsi chiamare un tecnico, in un ultima frazione che, come detto, è puro garbage time, la testa già a gara 5, con il temibile fattore-campo che dice ancora Boston, ma con la sensazione che l’inerzia della serie sia girata…