Diciamolo subito, abbiamo assistito a due grandi semifinali di Eurolega, che ci confezionano una finalissima greco-turca che domenica sera terrà tutti gli appassionati di basket con il fiato sospeso.
Per l’Olympiacos si tratta dell’ennesima consacrazione, malgrado un allenatore che questo trofeo non lo ha mai vinto, ma uno Spanoulis alla caccia del quarto sigillo continentale. Per il Fenerbahce invece, l’occasione per la rivincita dopo la beffa dello scorso anno, e la succosa possibilità di regalare alla Turchia la prima Eurolega della storia. Le due gare di Istanbul sono state decise da due fattori, che andiamo ad analizzare brevemente qui di seguito.
Timeo Danaos….
Mai prendersi troppe confidenze con i greci, perchè “grecità” di Sfairopoulos si dimostra ancora una volta vincente, al di là di un game plan (poi stravolto), che alla vigilia prevedeva il Cska con tanta voglia di correre e di contro, l’Olympiacos con l’evidente intento di ragionare e tenere il punteggio della partita basso. Quattro ellenici in starting five (Spanoulis, Mantzaris, Printezis e Papanikolaou), sono una carta vincente sul tappeto verde della “Sinan Erdem Dome”. Più che le prodezze di Spanoulis, illegale nei momenti caldi della partita, o le super giocate di Mantzaris e Printezis, paradossalmente l’inerzia della partita cambia sulla sirena del secondo quarto. Con la triplissima di un altro greco (Agravanis), questa volta uscito dalla panchina, che manda nello spogliatoio l’Olympiacos con la netta convinzione di potercela farà. E sarà poi così nel secondo tempo, con l’ennesima rimonta di uno squadrone biancorosso che ancora una volta si dimostra estremamente indigesto, per la corazzata multi miliardaria moscovita. In sostanza la “miglior difesa” dell’Eurolega, batte correndo il “miglior attacco” della maggiore manifestazione cestistica continentale. Non è poco.
Fattore Udoh per l’ennesimo trionfo di Obradovic
“Vedete come è il basket”, direbbe il maestro Aldo Giordani.
Il milione di dollari di stipendio annuale di Ekpe Udoh, riconfermato questa estate in extremis dal Fenerbahce malgrado qualche dubbio di Obradovic, si rivela essere una enorme fortuna per il club gialloblù del Bosforo. Il nigeriano, o americano fate voi, regala con la sua fisicità illegale, ed una tecnica di posizione e tiro invidiabili, l’ennesima finale di Eurolega all’immenso tecnico di Cacak. Il Real trova da Llull e Carroll gli unici sorrisi di una serata, che evidenzia enormi punti interrogativi nel roster di Pablo Laso. In primis con il viale del tramonto intrapreso da Rudy Fernandez, e l’attuale immaturità di un fuuro campione come Doncic, forse catapultato troppo presto in una realtà, ancora troppo più grande di lui.
Alessio Teresi