La nona Eurolega di Zelimir Obradovic è un capolavoro di sagacia tattica ed un manifesto (da tramandare ai posteri), di intensità difensiva con un game plan rispettato alla lettera da tutti i giocatori schierati sul parquet dal genio di Cacak. Con due aspetti da mettere in risalto.
La festa turca parla slavo
Kalinic e Bogdanovic sono i carnefici sportivi dell’Olympiacos. In coppia mettono a segno 34 degli 80 punti finali del Fenerbahce. Non sono più gli “eterni perdenti” (argento mondiale del 2014 e finale dello scorso anno contro il Cska), come qualcuno li aveva frettolosamente definiti in passato. Kalinic si conferma come uno dei migliori interpreti europei del pick and pop, Bogdanovic corona con un clamoroso trionfo una stagione maledetta a livello di infortuni, dimostrandosi maturo per un eventuale viaggio oltreoceano.
No petaktari and no Kill Bill, no party
Printezis e Spanoulis steccano la partita in maniera clamorosa. Sedici punti in due con 5/21 dal campo, in una serata dove la baracca del Pireo viene tenuta a galla da quello che doveva essere l’anello debole della sfida, ossia il settore lunghi. Spanoulis viene cancellato dalla gara in attacco, con una serie di staffette difensive asfissianti, mirabilmente alternate da Obradovic, mentre in difesa, puntato ed attaccato costantemente va in tilt fin dai primi minuti della gara. Peggio ancora va a Printezis, letteralmente imbrigliato dalla ragnatela orchestrata nel pitturato dai lunghi turchi, che gli ha negato per tutti i quaranta minuti di partita, il suo mortifero isolamento in post. La serata storta, peraltro provocata dalle strategie avversarie, non cancella comunque la stagione straordinaria, di due giocatori straordinari che da anni deliziano gli occhi degli appassionati di basket.
Alessio Teresi