Dopo 45 giorni di battaglie siamo arrivati al dunque. Questa sera, alle 20.30, nell’affascinante cornice del PalaDozza, si alzerà la palla a due di gara 1 delle finali di serie A2 tra Virtus Segafredo Bologna e Alma Trieste. In palio l’unica promozione. L’unico posto che dividerà, in maniera crudele, il vincitore dagli sconfitti. E sarà una finale che sulla carta si presenta come molto interessante e potenzialmente divertente, tra due squadre dal passato nobile, in due città che vivono di pallacanestro.
Da una parte la Virtus, arrivata fino in fondo contro i pronostici di una stagione che sarebbe dovuta essere di transizione in attesa di tempi migliori ma che, di giornata in giornata, è diventata una marcia verso il bersaglio grosso, certificata dal cambio di proprietà che ha legittimato la caccia alla promozione con l’acquisizione di Stefano Gentile all’alba della post season.
Dall’altra l’Alma Trieste, lei pure compagine non attesa su questi palcoscenici a inizio stagione ma che, dopo una partenza ad handicap, ha ingranato la quinta e non si è più fermata, diventando travolgente tra le mura amiche (attualmente sono 22 le vittorie consecutive al Pala Rubini) e confermando la propria candidatura alla massima serie con la splendida vittoria nella serie di semifinale con la Fortitudo Bologna.
Due squadre diverse. Bologna ha l’esperienza di lupi navigati della categoria come Rosselli, Ndoja, Bruttini, Michelori, una rotazione che spreme la maggior parte dei minuti da sette giocatori e fa della tecnica il proprio punto forte, non avendo particolari doti atletiche con cui saltare in testa agli avversari. Trieste, invece, ha undici giocatori in doppia cifra per minutaggio, due USA come Green e Parks che vanno a togliere le monete da sopra il tabellone e un nucleo italiano con una forte connotazione triestina a creare quel legame con la maglia e la città che fin qui è stata l’arma in più dei giuliani.
In panchina due coach che conoscono bene la categoria come Alessandro Ramagli, che sta vivendo una stagione di riscatto dove si sta affrancando dalla nomea di allenatore non da playoff, e Eugenio Dalmasson, che ha confermato come il premio di miglior allenatore della stagione passata non sia stato un caso, facendo ancora meglio di quanto prodotto nel 2015/2016.
Venendo a quello che potrebbe proporre il campo, Bologna sembra avere qualcosa in più per quello che riguarda la qualità del gioco offensivo. Lawson ha disputato un playoff fantastico e in particolare nella semifinale con Ravenna ha letteralmente dominato, viaggiando a 22 punti e 11 rimbalzi di media col 63% da due, pur contro un ottimo difensore come Taylor Smith. Lui potrebbe essere il rebus maggiore per la difesa triestina, che non sembra avere un uomo tagliato su misura per limitarlo. In tal senso parla la sfida nella semifinale di Coppa Italia, dove il centro californiano trascinò i suoi alla vittoria nell’ultimo quarto con una prestazione da 25 punti e sette triple a bersaglio. L’altro fromboliere è Michael Umeh, che però fin qua si è scoperto difensore efficace, sopperendo dietro a giornate di tiro non sempre felici (13 punti di media col 32% da tre). La sue veci, allora, in attacco spesso le ha fatte un Klaudio Ndoja che, dopo una stagione passata a patire dietro a una caviglia malandata, è esploso in questi playoff, diventando l’anima della squadra con prestazioni sempre sostanziose e presenza fissa nei momenti clou degli incontri. L’acquisto di Stefano Gentile, poi, è stato quanto mai provvidenziale, dotando la squadra di una coppia di playmaker, lui e Spissu, di livello veramente alto per la categoria. Il piccoletto sardo spesso si è riciclato in un ruolo più da regista pur non mancando di dare contributo in fatto di canestri, mentre l’ex Reggio Emilia ha portato tutto il suo talento, sparigliando spesso e volentieri le carte come sesto uomo di ultra lusso. Il tutto supervisionato dalla regia occulta di Guido Rosselli, certezza e punto di riferimento per coach Ramagli, che poi ha nella coppia Michelori-Bruttini gli uomini che entrano a dare difesa e muscoli sotto canestro, e in Gabriele Spizzichini il cambio tutto fare per gli esterni. I giovani Penna, Oxilia e Pajola appaiono, invece, fuori dalle rotazioni, anche se, Penna in particolare, quando chiamati in causa hanno portato il loro mattone.

Le statistiche playoff della Virtus Bologna
Trieste arriva con l’entusiasmo di una grande corsa playoff, ma non certo con l’appetito placato. I giuliani sono qui non per caso e vogliono la serie A. Il campo, d’altronde, ha mostrato una squadra compatta, lunga, pericolosa, che in casa diventa implacabile. Se sulla sponda bolognese Lawson potrebbe essere il problema da risolvere, per l’Alma l’uomo in più potrebbe rispondere al nome di Javonte Green, che con il suo atletismo dirompente può letteralmente sovrastare qualsiasi difensore della V Nera (cosa che, peraltro, ha già fatto sempre in quella semifinale di Coppa Italia dove chiuse con una prestazione da 37 punti). L’esterno di Dalmasson non è un mostro di continuità, ma nelle serate in cui è dentro la partita difficilmente può essere arginabile. Parks, a sua volta, avrà le mani piena con Lawson in difesa, ma in attacco dovrà rendere pan per focaccia, facendo sudare il diretto avversario, a cui rende chili e centimetri, ma su cui ha un chiaro vantaggio di dinamismo ed esplosività. Matteo Da Ros è stato un fattore determinante per Trieste fin qua e la sua sfida con Ndoja sarà un match nel match bellissimo, con Bologna che sa di poter spendere su di lui anche i vari Rosselli, Bruttini e Michelori. Anche in casa Alma l’arrivo in corsa di un giocatore come Daniele Cavaliero ha modificato in positivo i destini della squadra. Già dalla serie con Treviglio, dove il suo ultimo quarto in gara 5 ha evitato una possibile sconfitta, il playmaker uomo di casa ha fatto vedere il suo impatto. Porta leadership, regia e pericolosità offensiva di cui i suoi compagni hanno grande bisogno. Alle spalle, infatti, c’è una pattuglia di ragazzi più o meno giovani che lotta su ogni pallone come se fosse l’ultimo, anche se a volte pecca una po’ in qualità. Pecile, Baldasso, Prandin, Bossi, Coronica. Tutti soldati arruolati con ben in testa ognuno il suo compito, quello di mettere enorme pressione difensiva, pronti poi a esaltarsi davanti al proprio pubblico. Sotto canestro esperienza e gioventù si mescolano nel duo Cittadini-Simioni, che entrano dalla panchina, dando doppia dimensione al gioco, avendo entrambi pericolosità nel tiro da fuori.

Le statistiche playoff dell’Alma Trieste
Il fattore campo, ovviamente, giocherà un ruolo fondamentale. Se Trieste è stata perfetta al Pala Rubini, fuori invece ha vinto solo una volta su sei incontri, con in mezzo anche il suicidio di gara 4 con la Fortitudo, ma pure con Green assente in un paio di partite. Bologna, invece, ha invertito il proprio trend che la vedeva terribilmente sofferente in trasferta, ma schiacciasassi in casa. Al Paladozza sono arrivate due sconfitte con Casale e Roseto, mentre fuori è ancora imbattuta. Certo i bianconeri sanno di non poter permettersi passi falsi, visto che vincere in trasferta questa volta non sarà così semplice. Sperando che la solidità mostrata nella semifinale con Ravenna sia un trend e non un fenomeno passeggero.
La Segafredo è a riposo ormai da undici giorni. Trieste ha staccato il biglietto per la finale giovedì, ma il rinvio di 48 ore di gara 1 ha garantito a Da Ros e compagni tempo extra per recuperare le energie necessarie a cercare subito di rubare il servizio agli avversari.
Si parte stasera. Il pronostico è serrato. Molti indizi portano a pensare che si possa arrivare a gara 5. Di sicuro lo spettacolo non mancherà.
Nicolò Fiumi