Fortitudo atto terzo. Riparte l’assalto alla massima serie della F scudata bolognese, dopo una stagione 2016/17 che ha lasciato parecchio amaro in bocca. Se il 2015/16 si era chiuso con una sconfitta a gara 5 di finale con Brescia, andando però ben oltre le aspettative, il campionato passato ha deluso più d’un tifoso. A una campagna acquisti di livello assoluto per la categoria si erano subito accompagnate dichiarazioni belligeranti. Il campo, tuttavia, ha raccontato di una squadra che non è mai riuscita del tutto a maturare, sembrando sempre sul punto di esplodere ma non riuscendoci mai.
Problemi con gli americani: Chris Roberts tagliato al pronti via per giocare fino a gennaio senza uno USA. Knox che non ha mai convinto del tutto. Scommesse sui giovani perse (Ruzzier) e ragazzi di casa che hanno risentito della pressione (Candi, Montano). Poi anche la sfortuna dei problemi fisici che hanno afflitto l’innesto playoff Cinciarini nel momento clou. Il tutto con addosso il fardello di un derby cittadino dove la controparte faceva faville e finiva per conquistare lei l’unico posto al sole.
Lezioni dure, ma apprese. La costruzione della squadra di quest’anno, infatti, ha seguito schemi completamente diversi. Partendo dal vero punto fermo della società: Matteo Boniciolli. Il coach istrionico a cui la proprietà si affida ciecamente. Ridotto numero di scommesse. Giocatori pronti all’uso. La dipartita di Leo Candi in direzione Reggio Emilia, sebbene preventivata, ha bruciato un po’ tutti.
Così si è ripartiti da uno zoccolo duro che costituirà il nucleo del gruppo: capitan Mancinelli, in calo ma sempre un fattore a questi livelli, Alex Legion, esterno realizzatore di qualità, Daniele Cinciarini, che pur non al meglio della condizione ha mostrato di poter spostare gli equilibri. Più la coppia operaia di fiducia, Nazzareno Italiano e Luca Gandini, a garantire energia e giocate per gasare il pubblico della Fossa dei Leoni.
Accanto a loro cinque sono arrivati gli acquisti, fatti in maniera mirata e con scelte nette e ben precise, come da stile Boniciolli. Niente lungo USA, ad esempio, ma coppia di esterni a stelle e strisce. Assieme a Legion, infatti, sarà Demetri McCamey l’altro straniero dei bolognesi. Decisione presa in controtendenza con quelle che sono le abitudini della categoria, dove, in linea di massima, si vedono squadre che impostano la coppia americana con un esterno e un lungo.
Coach Boniciolli, invece, ha preferito avere un duo perimetrale. Se Legion è ormai ben conosciuto a queste latitudini, McCamey è tutto da scoprire. Combo guard con una sola stagione di esperienza in Europa al suo primo anno fuori dal college di Illinois: 2011-12, diviso tra i Turchi del Mersin Buyukeshir Belediysei e l’Hapoel Migdal di Gerusalemme. Poi soprattutto D-League, inframezzata da un paio di avventure in Australia e Giappone. Se dimostrerà di essere un giocatore di alto livello la Fortitudo si candida ad avere il miglior back court del torneo.
Oltre a lui, Legion e Cinciarini, infatti, il reparto sarà completato da Alessandro Amici. In arrivo da Mantova, dove ha prodotto un grande stagione (14 punti e 6 rimbalzi di media in 35 partite) e si è affermato come uno dei migliori italiani del campionato. Carattere fumantino ma talento non indifferente, va a formare con gli altri tre un reparto dietro dal potenziale offensivo altissimo.
In cabina di regia, dove i titolari saranno McCamey e Cinciarini, si è registrato il ritorno di Robert Fultz da Roseto. Ragazzo di casa, cresciuto nel vivaio, ritorna a 35 anni per cercare di riportare nella massima serie la sua F. Metterà la sua esperienza al servizio del gruppo, anche se probabilmente non ci si deve attendere alti minutaggi per lui.
Puntando molto sugli esterni, quasi come logica conseguenza, al momento lascia qualche perplessità la zona sotto canestro. Mancinelli e Italiano continueranno a dividersi nei ruoli di ala. Luca Gandini darà minuti da centro, mentre il mercato ha portato due nomi tutti da testare.
Il primo è stato Matteo Chillo, lui pure prodotto del vivaio che rientra alla base dopo qualche anno. Ala forte di 2.03, porterà l’esperienza costruita negli ultimi anni tra Biella, Treviglio e Rieti (ultimo campionato a 6.7 punti di media in 23’). Da capire quanto sarà impiegato.
Minuti importanti, invece, sicuramente li dovrà dare Giovanni Pini, reduce da un anno travagliato a Verona ma con tanta esperienza di serie A di un certo livello alle spalle. Insomma, se sugli esterni la qualità è tanta, nel pitturato sarà la classe operaia a dover salire in paradiso.
Questa una delle due scelte radicali fatte da Boniciolli, insieme a quella di abbandonare la linea verde. I cinque giocatori in uscita (Candi, Ruzzier, Raucci, Montano, Campogrande) assommavano in media meno di 23 anni, mentre i cinque in entrata sfiorano i 27.
Messaggio chiaro: meno progetti affascinanti di giovani e bel gioco, più concretezza, richiesta a giocatori esperti che dovrebbero mettere ai ripari dagli alti e bassi che hanno ucciso sportivamente il gruppo l’anno scorso, culminati col tracollo in gara 5 di semifinale a Trieste.
Se fino a ieri la Fortitudo aveva voluto portare avanti un progetto che andasse oltre il semplice risultato del campo, oggi la piazza chiede la vittoria finale. Si è cercato fino all’ultimo il gran colpo finale (seguiti Cusin, Burns e Cerella) che però non è arrivato. Resta comunque lo spazio per muoversi sul mercato più avanti.
Serviranno vittorie, da subito. Pazienza se non arriveranno con lo spettacolo. Il popolo della F vuole tornare a giocare tra i grandi.
Nicolò Fiumi