Molto, molto meno facile di quanto immaginassimo, meno bella a vedersi di quanto i nomi in campo lascino immaginare, comunque la Croazia si aggiudica il derby dei Balcani (76-72), contro un Montenegro tosto, fisico, orgoglioso ed a tratti anche gradevole nel modo di sviluppare il gioco, ma davvero troppo ingenuo ed impreciso.
L’inizio gara dei croati tramortirebbe un bisonte: 11-0, con Bogdanovic protagonista, manco a dirlo (19 punti nel primo tempo, 13 nel solo primo quarto. Ne manderà a referto 23, alla fine con le triple in uscita di blocchi (4/5 da 3 in pochi minuti iniziali). Almeno a queste longitudini, almeno nella specialità della casa, Bogie è ancora un fattore. Il Montenegro barcolla sul pick and roll centrale (resterà un problema per tutta la gara), ma tiene bene sotto il ferro e, in particolare, in post basso. Tanjevic prova a rispondere accelerando i tempi di tiro, prima, usando i blocchi per costruire buone triple, poi, lucrando, infine, una messe di rimbalzi offensivi e seconde chance. La Croazia insiste con i suoi lunghi molto frontali, ma paga dazio sotto il ferro. Un ottimo Dubljevic vince, poi, il duello con Bender nel pick and pop e regala un paio di triple, la seconda un buzzer, che consente di chiudere il primo parziale limitando i danni (25-17).
Il secondo quarto riparte da dove ci si era lasciati: la Croazia forza molto da 3, Bogdanovic è in panchina a prendere fiato, mentre gli avversari continuano a giocare molto P&R laterale cercando di portare i propri big sotto, con buona diligenza. La rimonta arriva fino al -3, poi i croati fermano l’inerzia con un TO e rientrano più determinati ed equilibrati, cercando di forzare il P&R centrale ed approfittando dei tanti falli della difesa montenegrina. Bogdanovic rimpingua il proprio score e quello dei suoi dalla lunetta, grazie anche ad un fallo subito più tecnico fischiato. E, soprattutto, i croati finalmente si accorgono della staticità dei difensori montenegrini, attaccandoli dal primo passo con Saric e Ukic, stirando di nuovo, nel finale di tempo, l’elastico del punteggio (43-31).
Nel secondo tempo il canovaccio pare immutato: Croazia a forzare le conclusioni da fuori, Montenegro a mettere insieme i suoi mattoncini grazie alla predominanza fisica (saranno 15 i rimbalzi d’attacco). Barovic la spiega a Saric dal post basso (il talentone dei Sixers, 14 punti e lampi di classe pura, deve crescere tanto in difesa…), Rice si desta dal torpore del primo tempo carburando come un diesel e sfruttando i mismatch creati dai blocchi, per attaccare sul primo passo e concludere con il classico floating jump shot. La Croazia fatica tanto ad avvicinarsi a canestro ma, con Zoric da centro e Saric dirottato sulla linea di fondo, riesce a punire la lentezza e l’ingenuità avversaria mettendo in cascina molti viaggi in lunetta. La gara continua, così ad oscillare intorno al +10 per la Croazia, alla quale, evidentemente, va bene così (62-52 all’ultimo mini intervallo).
L’ultimo parziale vede il Montenegro crescere ulteriormente nel gioco: alto-basso dei lunghi e scarico per il tiratore sul lato debole, ma le percentuali dall’arco sono, fin qui, sconfortanti (5/25). La Croazia resta in controllo grazie ai liberi ed all’ingenuità avversaria: il Montenegro alterna fasi di gioco intelligente e costruttivo, come quando attacca due volte consecutive il post basso contro un Bogdanovic tutt’altro che trascendentale nella sua metà campo, a madornali errori che, a conti fatti, gli costeranno la partita. Prima cade nella trappola croata accettando la sfida sul piano del run & gun (e paga restando sotto di 9), poi si mangia, letteralmente, due contropiedi confezionando banali palle perse. A due minuti dalla fine è ancora -9 ed i giochi sembrano chiusi, finché un Rice ormai in trance agonistica, usando due volte il blocco, non vede la luce del canestro infilando il classico tiro da 4 che riapre i giochi.
Il finale merita la descrizione dettagliata: a sua volta la Croazia commette la sciocchezza di mettere una palla bollente nelle mani di Bogdanovic a centrocampo, e questo fa scadere i 24 secondi. Ora la paura fa novanta ed anche la Croazia mostra il fianco in difesa: Rice attacca il marcatore sul primo passo e sorvola l’aiuto, arrivato in netto ritardo, con la solita palombella! Timeout Petrovic con un solo punto di vantaggio ad un minuto dalla fine.
Qui, però, la partita si decide: i croati vanno a sfruttare ancora il tallone d’Achille avversario, giocano un pick and roll centrale altissimo sul quale Saric sfrutta la lentezza nel rientro del suo marcatore e trova il canestro facile.
Il Montenegro, invece, sbaglia clamorosamente l’esecuzione della rimessa e finisce per dover forzare, fuori ritmo, la tripla del potenziale pareggio. Saric deve solo guadagnare la lunetta e firmare l’1/2 decisivo, il minimo sindacale, in una partita bruttina e piena di errori, per una vittoria che comunque vale oro (record 3-0 e qualificazione in tasca), ma onore al merito del grande Boscia Tanjevic, capace, come al solito, di cavare un fiore dal deserto e di mettere in campo una bella squadra di lottatori, tra cui è impossibile non menzionare i losing effort di Rice (22) e Dubljevic (17+11 e vero tuttofare in area e da fuori).
Marco Calvarese