Milano, 5 novembre 2017 – Il Derby d’Italia torna sul palcoscenico della massima serie e lo fa con una partita bella e combattuta. La spunta nel finale Milano, arrivata più fresca e con una difesa che ha tenuto a zero punti segnati l’attacco virtussino nei cinque minuti conclusivi. Interrompe così la striscia di due sconfitte consecutive l’Olimpia, che ancora, però, non ha mostrato la sua faccia migliore. In attacco specialmente, con una fase offensiva che spesso si è fermata da sola, non attaccando realmente il canestro. Il 4/22 finale da dietro l’arco è anche figlio di una circolazione di palla spesso scarsa. Di contro, va notato come, quando la partita è stata da vincere, la difesa è salita di colpi, con il trio italiano Cinciarini-Pascolo-Cusin a ruggire, e in attacco sono arrivati i canestri dagli uomini deputati a farlo. Decisivo lo step back di Andrew Goudelock (16 punti con 6/13 al tiro) a 48” dal termine per il +4, così come era stata decisiva una fiammata di Jordan Theodore (14 punti con 4/10), che nel terzo quarto, praticamente da solo, aveva fermato una Segafredo improvvisamente bollente in attacco e che aveva cercato la fuga raggiungendo il +6 (41-47).
Bicchiere che stasera è decisamente mezzo pieno comunque, con Arturas Gudaitis che ha dato la solita enorme mano per fare sì che così fosse: 16 punti, 11 rimbalzi e 26 di valutazione in 28’ in cui ha divorato il reparto interni avversario, sconfitto 41-34 a rimbalzo con 14 carambole offensive. Come detto, però, va fatta una menzione d’onore per il gruppo italiano che, mentre Micov e Bertans (12 punti complessivi con 0/9 da tre) sparacchiavano da dietro l’arco, ha girato le viti giuste in difesa. Andrea Cinciarini aveva fatto parecchio anche in attacco nel primo tempo (8 punti e 4 recuperi), Dada Pascolo, ha portato alla causa una marea di lavoro sporco (8 rimbalzi, 5 recuperi), Marco Cusin ha giocato minuti di grande presenza con Gudaitis in panchina, piantando anche una stoppata da favola su tentativo di schiacciata di Alessandro Gentile, gesto decisivo nel finale.
A margine, sicuramente da sottolineare il non utilizzo di Cory Jefferson che appare al capolinea della sua avventura meneghina e ugualmente continua a destare perplessità il rendimento di Amath M’Baye, oggi partito in quintetto ma al limite del dannoso nei suoi 13’ di permanenza sul parquet.
Terza sconfitta stagionale e terza occasione sprecata dalla Virtus Bologna (13 punti il divario complessivo in queste tre gare), che ha giocato alla pari ed è arrivata a decidere la partita solo nell’ultimo minuto (avanti di uno a fine terzo quarto, -2 all’ingresso dell’ultimo minuto). Già di per sé questo è un successo per il team di Ramagli (che continua ad essere incompleto: manca un quattro titolare), ma alla lunga continuare a prendere applausi lasciando i punti agli altri rischia di diventare snervante.
E sì che oggi i bianconeri hanno fatto un’altra partita di grande sostanza. Pronti in difesa e solidi in attacco i bolognesi non hanno certo dato l’impressione di aver paura di una corrazzata come l’EA7. Purtroppo, come con Venezia e all’esordio con Trento, sono mancati quei dettagli decisivi a questo livello di competizione. Due o tre palle regalate agli avversari nel corso dalla partita (troppe le 17 palle perse), scarsa concentrazione difensiva nel momento in cui si è provato a fare il break nel terzo periodo (40-35 milanese dell’intervallo subito ribaltato con un 8-0, poi triple di Ndoja e Alessandro Gentile per arrampicarsi fino al +6). Poi anche rotazioni troppo corte per avere la lucidità necessaria alla fine: per una squadra, come già detto, senza l’ala grande titolare, oggi hanno pesato le partite nulle di Lawson e Rosselli (16’ in due), costringendo la Segafredo a giocare di fatto in sette e comunque con Stefano Gentile limitato a 12’. E, inevitabile, anche un briciolo di sfortuna, con le triple nel finale di Umeh e Lafayette sputate dal ferro esattamente come il lay up del pareggio di Gentile a un minuto dalla fine.
Così è arrivato un altro quarto periodo di sofferenza offensiva (9 punti totali con 4/16 al tiro) che alla fine, logicamente, è stato pagato caro. Ancora: l’obiettivo era dimostrare di poter competere a questo livello, ma ora comincia anche a venire il momento di strappare una vittoria, soprattutto per il morale.
Tra le note positive, ovviamente, non può non esserci un’altra signora partita di Alessandro Gentile (20 punti, 7 rimbalzi, 5 assists), che ha onorato alla grande il suo ritorno al Forum guidando la squadra per tutti i 29’ giocati, forzando qualcosa di troppo (5 perse, qualche tiro mal consigliato) ma essendo anche la ragione principale per cui Bologna ha avuto una chance fino alla fine. Dopo sei giornate ormai non ci sono più tanti dubbi: il numero zero è tornato per davvero. Slaughter è stato chiamato ai super straordinari, considerato come Kenny Lawson in pratica non potesse tenere il campo. E ha risposto presente come al solito, lottando contro tutti (8 rimbalzi, 2 assists, 1 stoppata) e facendo il suo anche in attacco (11 punti). Sorprendente l’apporto di Klaudio Ndoja, chirurgico al tiro (3/4 e 2/2 ai liberi per 10 punti) e che ha detto la sua anche in difesa.
Non pienamente sufficiente Pietro Aradori, che è andato a strappi, dando l’impressione di subire una difesa che non lo ha mai fatto veramente entrare in partita. E sulla coscienza porta anche un errore da tre punti nel finale su un tiro completamente libero e sbagliato malamente. Peggio di lui, comunque, Oliver Lafayette (4 punti, 1/10 al tiro), che ancora, dopo le sofferenze con la Reyer, ha pagato dazio contro il reparto play milanese. Ha subito la pressione di Cinciarini in certi momenti ma, soprattutto, ha concesso a Theodore, che era totalmente fuori partita, di accendersi nel momento migliore della Virtus. Detto degli stenti di Rosselli e Lawson, poco e niente da Umeh, qualche lampo di volontà per Stefano Gentile.
Resta ora una classifica che dice 50% di vittorie. Obiettivamente quanto si poteva prevedere a inizio stagione. Sarà importante avere pazienza in casa Segafredo, perché la squadra, che comunque cresce bene, è ancora un cantiere aperto fino a quando non arriverà l’ultimo innesto. Nel frattempo serve tenere questo atteggiamento positivo, perché ora il calendario non si ammorbidisce di certo, con la prossima gara casalinga contro la capolista Brescia e poi la trasferta di Brindisi, gasata dal successo di oggi su Avellino.
EA7 OLIMPIA MILANO – VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA 72-64
Parziali: 13-15; 26-20; 15-20; 18-9.
Progressione: 13-15; 39-35; 54-55; 72-64.
MVP: Devastante Arturas Gudaitis. Con i suoi centimetri ha messo a ferro e fuoco l’area virtussina per tutta la partita.
WVP: Oliver Lafayette. Fuori partita, va anche fuori di giri nel finale in cui non riesce a prendere per mano i suoi.
Nicolò Fiumi