Little Caesars Arena, Detroit, 17 dicembre. Vittoria doveva essere ed anche agevole, per la rilanciata Detroit, contro la decadente e rimaneggiatissima Orlando, e vittoria è stata (114-110). Tutto facile e pieno controllo della gara fino a metà dell’ultimo parziale, poi l’inspiegabile blackout ed il brivido finale, ma alla fine i Pistons infilano la terza vittoria consecutiva e continuano la corsa verso i playoff. Senza Gordon, Fournier, Afflalo e Ross, i Magic fanno ciò che possono, ma cedono le armi con onore e continuano a precipitare verso il fondo.
Primo quarto. Dal pick and roll Detroit, dal post basso Orlando, l’esito è sempre la ricerca dell’uomo libero sull’arco. Tuttavia, i padroni di casa difendono forte, aggredendo, e corrono in contropiede, perfettamente a proprio agio con il run & gun: dopo una manciata di minuti è già timeout ospite (15-5). Al rientro in campo, Vucevic giostra più vicino al suo canestro e cancella il pur ottimo Harris con due stoppate. In attacco, invece, i blue ospiti schierano i due lunghi sul perimetro lucrando triple con Hezonja e spazio (finalmente) per le penetrazioni di Simmons fino a canestro, fino ad arrivare a ristabilire la parità a quota 22. La risposta di Van Grundy è…aprire ulteriormente il campo! L’ingresso di Stanley Johnson e del solito Anthony Tolliver (farà 5-7 da tre punti!) significa subito due triple. Ospiti in panne, con un Payton opaco che Vogel dirotta in angolo schierando Simmons (losing effort da 23 punti, il suo) at the point: buona l’idea, negativo il prodotto finale, ed anzi una topica su rimessa dal fondo regala il buzzer del massimo vantaggio per chi ospita sulla sirena del primo mini-intervallo (36-23).
Secondo quarto. Seconde linee in campo e distanze immutate: Biyombo ha una palla al piede, evidentemente, è impreciso e lento nel rollare, la difesa di casa ha buon gioco con Moreland che si esalta nel rubare palla e colpire nel pitturato. Augustin, con una tripla, tiene la partita in vita, ma Vogel è presto costretto a gettare di nuovo Vucevic nella mischia. SVG risponde con Drummond ed è una bella sfida tra i due. La spunterebbe quasi sempre il primo, se non che non riceve alcun aiuto dai compagni. Al contrario, i Pistons difendono bene sul pick and roll e danno il meglio di sé in fase offensiva con il classico gioco alla Van Grundy: quattro tiratori schierati intorno al perno-Drummond. Piovono triple per il nuovo, massimo vantaggio di casa (51-35). I Magic, allora, ripartono da Vucevic e dal suo gioco in post: un maestro, capace di creare per sé e per gli altri (chiuderà con un maestoso 24+14+7). I Pistons, semplicemente, hanno una marcia in più e la innestano spesso e volentieri: da una palla recuperata nascono contropiede, penetrazione, richiamo dell’aiuto e scarico sul lato debole. Il ciuff nella retina è tanto frequente da sembrare quasi automatico, all’intervallo lungo si va su un rassicurante 60-43.
Harris, Bullock e Jackson, finora, sommano, insieme, un irreale 8-12 dall’arco che, insieme con una difesa capace di tenere blocchi e pick and roll, fa la differenza. L’incapacità di creare un vantaggio per arrivare al ferro, da parte degli ospiti, è testimoniata dal 12-32 da due punti: i Magic di stasera sono Vucevic, Hezonja (top scorer con 28 e 8-12 dai 7,25!), Simmons e nulla più.
Terzo quarto. Payton assiste Hezonja, Hezonja ricambia la cortesia: Orlando riparte dalle triple e dal raddoppio sotto canestro. Vucevic e Simmons infilano due giocate alto-basso consecutive (64-51 al 3′). I Pistons, trovata chiusa la via del canestro, replicano con un paio di classici dentro-fuori, con il solito, scontatissimo esito finale: tre punti per Reggie Jackson, altrettanti per Kennard. Insomma Orlando le prova tutte per restare aggrappata alla partita, ma Detroit ha sempre pronta una soluzione per replicare e tenere l’ampio margine di sicurezza, grazie ad un parco tiratori e passatori pressoché infinito (nonostante l’assenza di Bradley): il no-look di Tolliver per il solito taglio di Bullock regala spettacolo ed esalta perfino il tiepido tifo del Michigan. I due continuano a martoriare la retina dall’arco, tenendo le percentuali di casa su livelli irreali (ad un certo punto 14-23) e rendendo vani i giochi a due (decisamente più funzionali) Simmons-Vucevic: si va incontro all’ultimo parziale sul 96-79.
Quarto quarto. Ancora seconde linee in campo, ritmi finalmente più blandi, totale controllo della gara per i Pistons, finché resta in campo Biyombo (100-81 al 4′). Pubblico in festa, tutti pronti per il garbage-time? Beh, dovrete ricredervi: via le patatine, occorre rimettersi a scrivere in fretta e furia, perché succede ciò che, ormai, più nessuno si aspetta: Vucevic ed Hezonja chiamano l’assalto all’arma bianca infilando due bombe consecutive (ancora: alla fine lo score di entrambe le squadre ne registrerà 17 a segno!). Finalmente, Vogel disegna una buona difesa contro transizione di casa, agevolato anche da qualche passaggio avventato. Vucevic scivola sul penetrante, oscurando il ferro a chiunque si avvicini. Quando la palla arriva sotto per Harris o Drummond, scatta il raddoppio e l’area si fa affollatissima, alzare le braccia per tirare diventa una chimera. I Magic provano ad accettare la sfida sul terreno dei Pistons: contropiede e tiro anticipato, oppure penetrazione e scarico fuori, circolazione rapida fino a trovare l’uomo più libero. Alla saga delle triple si iscrivono anche Augustin e Payton, redivivi: a 4′ dal termine è -10, poi – 7, infine -5! Mancano poco meno di tre minuti alla sirena finale, l’arena è muta, si sentono solo le urla di Van Gundy che, giustamente, ferma il cronometro per cercare una soluzione.
Quando mancano meno di due minuti e tutti sono lì col fiato sospeso, arriva la giocata decisiva: Tobias Harris, vero leader silenzioso di questa squadra, seria candidata ai playoff, prende in mano le redini, attacca dal palleggio con la maestria di una point guard, gioca il pick and roll con Drummond sciorinando un’intesa ammirevole, riceve un duplice blocco dal compagno finché vede il ferro ed appoggia in layup il +7 che taglia le gambe alle speranze ospiti. Orlando, sotto lo sguardo della sua stella Gordon, che assiste in borghese, si batte con orgoglio fino alla fine, in modo ammirevole, ricorrendo al fallo sistematico. La sveglia, però, anche stasera è suonata troppo tardi. Hezonja chiude uno spettacolo tutto sommato godibile, condito dall’inatteso finale-thriller, con un delizioso quanto inutile floater da tre punti.
A conti fatti, non si poteva pretendere di più, in assenza di tanti titolari. Ogni giudizio va rimandato ad altre, più fortunate occasioni, mentre i Pistoni di casa possono respirare e guardare con rinnovato ottimismo.
https://youtu.be/fkuyj8yrFis