Da dove cominciare? Gennaio è stato talmente pieno di eventi e di storie da raccontare che la cronaca non basta. Proveremo ad approfondire i cambiamenti nel gioco, le storie tecniche dei protagonisti, le prime voci di mercato, le polemiche, in un turbinio di vicende ed emozioni tutte da vivere insieme.
Drasticamente è cambiato l’approccio alla partita e, nelle ultime sfide, è cambiato anche lo starting five. L’uomo-franchigia designato (Dlo) è tornato da un lungo infortunio, ma il top scorer ad interim (RHJ) si è infortunato all’inguine e le prime voci lo danno assente ancora per un po’. La deadline è ormai vicinissima e Marks lavora, come sempre sornione, a cambiamenti anche nel roster e nelle scelte future.
Cominciamo da…Dinwiddie! È notizia proprio delle ore in cui scrivo che i Nets torneranno ad essere rappresentati all’All Star Game grazie al “pupillo” Spencer Dinwiddie, chiamato alla Skills Challenge del 17 febbraio allo Staples Center. Per il ragazzo (di cui All-around.net ha seguito le orme fin dal principio e di cui per prima, in Italia, vi ha raccontato la storia), nato a pochi chilometri dalla capitale californiana, un soddisfazione doppia, se si pensa che solo tredici mesi fa sgomitava in G-League…Il suo gennaio è stato trionfale e ne ha segnato la definitiva legittimazione: ha alzato la voce, a nome della squadra, quando gli arbitri hanno penalizzato i Nets in alcuni finali di gara (ci torneremo), ha messo a segno primo (Toronto, 31 punti) e secondo (Philadelphia, 27) carreer-high, ha fatto parlare di sé per ogni dove. “Se fosse anche il go-to-guy dell’ultimo tiro, sarebbe già da All Star Game”, scrivevamo nella storia di cui sopra…Detto, fatto! I buzzer della vittoria sono arrivati dalle sue mani contro Detroit e Minnesota, bellissimi, ed il nostro eroe ha raggiunto McCollum in vetta alla speciale classifica dei giocatori clutch in NBA: puntualmente è arrivata la consacrazione, coronando il sogno di presenziare alla parata delle stelle!”Non parteciperò all’evento, se non ne sarò protagonista”, aveva detto e twittato: ci sei, Spencer, prenditi la scena…e l’ennesima, platonica retina del mese.
https://youtu.be/g_K90AB33fc
La cronaca. Il bilancio mensile non si discosta granché da quello dei mesi precedenti: 6-10 il record di gennaio, con nove gare al Barclays e sette in trasferta, solo sei giocate contro squadre dal record negativo.
Ben dieci gare decise con uno scarto non superiore ai sei punti (bilancio 5-5), tre sconfitte delle quali contestatissime per via di chiamate arbitrali per lo meno dubbie (Boston, Toronto ed Oklahoma): con un pizzico di fortuna ben altro e più prestigioso sarebbe stato il racconto del primo mese del 2018.
Sarà il mese del ritorno di Russell, assente per 33 gare a causa dell’infortunio al ginocchio e del relativo intervento chirurgico: esordio con Miami, condito da vittoria, qualche gara in sofferenza, minutaggio ancora soggetto a restrizione e definitiva (si spera) esplosione a fine mese…
I Nets, soprattutto i fan, ricorderanno il mese appena chiuso, dolorosamente, anche per aver subito lo sweep dai rivali d’oltre-Hudson dei Knicks, dimostratisi obiettivamente superiori fisicamente e tatticamente: quattro sconfitte su quattro, due nel mese di cui scriviamo, tutte con ampio margine e tali da non ammettere discussioni.
Infine, ricordiamo gennaio per la preoccupante striscia di disfatte a fine mese: il veleno, come sempre, è nella coda… Tutte gare (Milwaukee, Minnesota, New York) caratterizzate da un pessimo approccio alla partita, con parziali pesanti incassati dal primo quarto che hanno irrimediabilmente indirizzato l’esito delle partite ed indotto Atkinson ad imprimere, dopo due mesi, la prima svolta tattica inserendo Allen, in vece di Zeller, nello starting five. Con risultati sorprendenti nell’ultima del mese, contro i 76ers, la più bella prova di squadra dell’intera stagione, con Russell finalmente, di nuovo, decisivo (22 punti in 17′!).
Capitolo infortuni: le assenze di Levert e Hollis-Jefferson, entrambi per risentimenti agli adduttori, han pesato, eccome, sul bilancio di gennaio, coincidendo con la striscia di quattro sconfitte consecutive. Ne risente la difesa, improvvisamente in ambasce, ne risente la panchina che, fino alla prova-monstre di D’Angelo Russell con Philadelphia, ha stentato ad imprimere i cambi di ritmo cui ci aveva abituati…
Note tecniche. Ricco di novità interessanti anche sul fronte tecnico-tattico, gennaio, che si è aperto così come si era chiuso dicembre: con un ulteriore controllo del ritmo (PACE del mese ulteriormente sceso a 98,8!) e notevole crescita in efficienza della difesa: avversari tenuti sotto i 100 punti nelle prime tre uscite ed un miglioramento cristallino, godibile tanto più guardando le gare in diretta, soprattutto nella scelta difensiva sui pick and roll e nelle rotazioni, sopratutto grazie alla dedizione di Acy, Dinwiddie e Carroll.
Allen Crabbe merita due parole in più: non è ancora affidabile né continuo nel catch & shoot come ci si sarebbe aspettati alla luce delle cifre dello scorso anno…e del salario che percepisce, ma ha avuto l’intelligenza di correggere i tratti salienti del suo gioco. Fatica ancora tremendamente sui blocchi, ma ha la reattività per tornare sul suo diretto avversario da dietro e la sua stoppata “cieca” è divenuta un marchio di fabbrica; palpabile il suo contributo a rimbalzo, è quasi lo specialista difensivo nei raddoppi sul post; in attacco, è cresciuto molto nel mettere palla a terra e nel taglio in area dopo aver ricevuto il blocco. Come ormai noto, non sono un amante delle stats, ma qualche cifra può rafforzare il concetto: da 4 a 5,1 rpg, record stagionale di As/TO pari a 1,48 nel mese, percentuale di punti realizzati nel pitturato passata dal 16 al 20, di tiri da due realizzati “in proprio”, ovvero non da assist ricevuti, esplosa dal 5,3 al 44,4. Stoppate date da 0,2 a 0,6 a partita; tiri presi dall’arco sul totale scesi dal 71,1 al 63%. Segni, tutti questi, non certo di esplosione di un fuoriclasse, ma di QI cestistico e disponibilità a lavorare per la squadra, sopperendo al tiro che ancora non va.
Il crollo difensivo avvenuto nella seconda metà del mese coincide, come detto, con le assenze di Levert e, soprattutto di Rondae Hollis-Jefferson, ertosi a top scorer di squadra in assenza di Lin e Russell, ma anche a miglior difensore sugli switch e non solo: in sua assenza, la tenuta sui lunghi avversari ed a rimbalzo è calata visibilmente partita dopo partita. RHJ, con Carroll, Acy e Dinwiddie, primeggia, tra i Nets, per defensive rating e per peggiori dati difensivi quando sono fuori dal campo. Basterebbe questo a spiegare il ricorso ad un artificio tattico come lo smallball, così frequente nelle scelte di Atkinson, quasi ossessivo nel mese del quale parliamo. Al punto che, nella maggior parte delle partite disputate, il quintetto ultraleggero, spesso addirittura con Acy o Carroll schierati da centro, è stato chiamato in causa nei finali di partita più combattuti! Scelta decisamente coraggiosa ed in controtendenza, che pure ha portato spesso frutti, benché, talora, sia stato pagato a caro prezzo sotto canestro, ove gli avversari più bravi hanno saputo lucrare degli accoppiamenti vantaggiosi. Più che una discutibile scelta offensiva (spesso fatta oggetto di critiche da parte dei tifosi sui social), una opzione difensiva forse abusata ma più efficace di quanto si creda, nell’economia delle gare del mese. Opzione della quale fa parte un’altra scelta tattica vista e rivista a gennaio: quella di dirottare Rondae sul portatore di palla, spedendo Dinwiddie off the ball, negli ultimi minuti di gioco. Altra scelta tattica coraggiosissima, talora parsa inadeguata, ma che, vista nel suo complesso, tutto sommato ha assicurato una discreta tenuta. Risulta allora chiaro, per quanto non possa certo spiegare tutto, come l’assenza di RHJ, perdurante mentre scriviamo, abbia compromesso non poco la resa difensiva di squadra.
Cosa cambia con il rientro di Russell. Se l’attitudine difensiva è stata il cambiamento più vistoso del mese e l’uso del quintetto piccolo il più chiacchierato, il rientro ed il progressivo reinserimento di Russell negli schemi offensivi ha prodotto, forse, la rivoluzione copernicana per eccellenza: la sua sola presenza sul parquet ha cambiato radicalmente lo spacing della squadra, in modo particolare quando Allen e Dinwiddie sono stati in campo con lui. Nei pochi minuti giocati in coppia con Dinwiddie, quest’ultimo è spesso scivolato off the ball, potendo così sfruttare il catch and shoot (45% dall’arco, per lui, in questa specifica situazione di gioco). La maggiore capacità di D’Angelo, rispetto ai compagni di reparto, di costruirsi il tiro direttamente dal palleggio ha influenzato le difese avversarie, votate a passare sui blocchi ed a raddoppiarlo, il che ha messo in luce la crescente intesa con i lunghi, in particolare Allen, con cui gioca il p&r centrale punendo i raddoppi (il rookie, al contrario, con Dinwiddie effettua maggiormente giocate laterali, in modo da creare mismatch che favoriscano i repentini attacchi al ferro di Spencer, mentre Jarrett rolla al centro in modo da aprire il corridoio, ma anche per punire gli aiuti sulla PG). Un gioco visto spesso con Dlo, ma anche con Din, prevede il doppio blocco “finto” o appena accennato e l’apertura di un lungo in angolo (Allen) e l’altro in pop (Acy), sgomberando il corridoio: a quel punto al portatore di palla non resta che il ruotante a frapporsi tra sé ed il ferro. Si aspetta con ansia, per febbraio, che Russell ritrovi minuti, continuità e presenza clutch che lo rendano di nuovo determinante, come lo fu prima dell’infortunio…
I “boom” di gennaio: Joe Harris & Jarrett Allen. L’analisi del mese di gennaio non può prescindere dal sottolineare il rendimento sorprendente di due giocatori finora usciti dalla panchina e rimasti troppo nell’ombra.
Harris ha fatto registrare un’efficienza quasi irreale, visibile ad occhio nudo, tale da far gridare alla sua infallibilità: un EFG% incredibile per una guardia (63,9), tirando con il 52,6% dai 7,25 ed il 51,6% dal campo! Quello che i numeri non possono raccontare, però, è il QI che lo contraddistingue, la crescente capacità di mettere palla a terra ed attaccare il ferro, la rapidità del primo passo in penetrazione, soprattutto quando ben innescato, l’intelligenza anche nel cercare l’extrapass quando raddoppiato. Come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare, nonostante non spicchi per atletismo, la taglia fisica lo rende atto alla difesa, in particolare a cambiare anche su giocatori di stazza superiore, molto più di quanto si creda. Atkinson ha rilasciato un intervista in cui ha dichiarato che i suoi target principali, in allenamento, sono sviluppo dei giovani e difesa (ma va?) e lui ne ha incarnato appieno lo spirito: dopo RHJ e Zeller, ha fato registrare il miglior defensive rating di squadra (105), significativamente più basso che in tutto il resto della sua carriera! Nell’ultima sfida mensile, la vittoria contro Philadelphia, ha sacrificato statistiche e percentuali per sporcarsi le mani in difesa contro Saric, che gli da almeno 15 cm e pesa il doppio…
Allen è stato sorprendentemente catapultato in prima squadra a fine mese, a partire dal derby, il che è coinciso con la sua esplosione, infilando una serie (tuttora aperta) di partite terminate in doppia cifra e con percentuali realizzative da sogno, tali da far intravedere in lui una delle migliori steal dell’ultimo draft ed il centro del futuro: quasi infallibile dal campo (sfiora l’80%), conclude al ferro quasi sempre in schiacciata, ma mostra anche una mano morbidissima anche in gancio e dalla lunetta (71% nell’intero mese, ma nelle ultime gare sta tirando con l’85%). Ha avuto modo di affrontare avversari che lo sovrastano per chili ed esperienza, ma non ha avuto paura, ed anzi sta sviluppando un uso del piede perno capace di regalare giocate a sensazione. L’intesa con Dinwiddie e Russell cresce a vista d’occhio, il suo pick and roll è già, probabilmente, il più efficace tra i lunghi in squadra, esegue discretamente anche il movimento ad aprirsi in angolo, non disdegnando, talora, la tripla aperta. Se sulle doti di stoppatore nessuno nutriva dubbi fin dalle prime uscite, sta imparando a contestare le conclusioni anche più lontano dal ferro. È nella difesa in post e negli scivolamenti che deve, però, ancora crescere, sovente letteralmente “spostato” dal diretto avversario. Ma su questo siamo certi che non tarderà a lavorare, sodo, in palestra…
Mercato. Gennaio è anche, come sempre, il momento in cui iniziano i preparativi in vista della deadline. Qualcosa si è già mosso (Griffin a Detroit, a dirla tutta, è ben più di qualcosa), ma l’aria di attesa che si respira è tale da far intravedere altri, importanti spostamenti. I Nets non fanno eccezione, anzi… vi è la concomitanza di alcuni fattori tali da far presagire cambiamenti entro le 21 dell’8 febbraio!
- Non c’è ancora la possibilità di controllare le proprie scelte in vista di un draft 2018 che si preannuncia, se possibile, perfino più grasso di quello passato, dunque Marks ha fame di scelte e di giovani (i suoi prediletti sono quelli dal talento ancora inespresso);
- La squadra è nel limbo: lontana dall’ottavo posto, obiettivamente, non solo per numero di vittorie, ma anche per il gap di qualità e continuità rispetto alle squadre che precedono i bianconeri;
- Nel roster ci sono giocatori letteralmente esplosi nel corso di questi mesi (Dinwiddie, Harris, Hollis-Jefferson su tutti), con contratti ancora al minimo (Zeller ed Acy, oltre ai suddetti), rinati dopo la cura-Atkinson e già pratici di post-season (Carroll). Per un gambler come Marks, è come ritrovarsi ad un tavolo da poker con tante fiches e buone carte in mano: non è credibile che passi…
E, infatti, le voci hanno già iniziato a correre. Le riportiamo per dovere di cronaca, pur essendo ancora prive di conferme ufficiali.
Carroll è stato fatto oggetto di attenzione da parte dei Pelicans, vogliosi di rafforzare il reparto in vista della volata per i PO. Difficile dire cosa potrebbero offrire in cambio. Questo prima della rottura del tendine d’Achille occorsa a DMC e dell’acquisizione di Mirotic in sua vece, eventi che potrebbero anche aver modificato i piani societari. Secondo i rumors, anche Denver sarebbe sulle tracce del veterano bianconero, in una trade decisamente più definita e credibile coinvolgente Dinwiddie e Acy o Harris. La contropartita di Faried, Mudiay, Hernangomez (Juan) e la prima scelta confezionano un formato decisamente in stile-Marks. Occhio a non escludere sviluppi. Così come per l’interessamento degli Heat, che sembra qualcosa di più di un rumor, tanto più che in Florida sembrano disposti a mettere sul piatto Winslow, decima scelta nel 2015, giovane ed atletico: l’archetipo della preda di Sean Marks. Non molto altro da offrire, da parte di Miami (che non controlla scelte per il 2018), per controbilanciare il contrattone di Carroll, ma senz’altro da seguire.
Si è parlato di un interessamento dei Knicks per RHJ, chiuso, in prima battuta, dalla richiesta della prima scelta in cambio; riaperto, poi, secondo alcuni, per via dell’interesse dei Nets verso Hernangomez (Willy). Opinione personale: Rondae, da anatroccolo, è diventato cigno, trovando più vicino a canestro, nel ruolo di ala grande, la sua dimensione ideale. Ha sviluppato, nel corso dell’estate (in parte trascorsa a lavorare con un maestro del gioco in post come Z-Bo, come da noi riportato in anteprima assoluta nei numeri precedenti) un affidabilissimo tiro in fadeaway dal post basso e medio; è migliorato tantissimo nel controllo del corpo in penetrazione, il che ne fa uno dei migliori realizzatori della squadra ed un collezionista di falli e viaggi in lunetta. Il dubbio concerne stazza e tiro da fuori. Il che fa di lui un signor role-player ed un candidato alla panchina, dalla quale, eventualmente, guidare lo smallball. Chiaro che richiami attenzione. Altrettanto chiaro che una squadra in ricostruzione, laddove si trovi di fronte ad un’offerta allettante, magari, in prospettiva, uno starter, dolorosamente (è il bianconero di più lunga militanza) ma doverosamente presti orecchio…
Infine, ma qui entriamo nell’insondabile mondo delle mere supposizioni, si è ipotizzato il passaggio di Joe Harris a Golden State, data alla ricerca di un tiratore puro dalla panchina. Ance se Joe è talmente cresciuto come giocatore, in un anno e mezzo, da non poter più essere considerato un tiratore tout court. Troppo riduttivo. Ci sta, e non sarebbe neppure giusto, qualora fosse vero, tarpare le ali al ragazzo, negandogli l’occasione di arrivare all’anello. I dubbi sarebbero sulla eventuale contropartita…
Tutto questo mentre, sornione, Sean Marks tiene ben nascosto nella manica l’asso, il pezzo più pregiato, Dinwiddie, che tutti vorrebbero ma di cui ancora nulla di concreto si dice. Certo, l’apparizione all’ASG ne potrebbe ulteriormente alzare il prezzo…
Troppo poco, per formulare previsioni, ma abbastanza per immaginare una chiusura di mercato con il botto, foriera di discussioni e drastici mutamenti di scenario, al suono della campanella.
Ne sono certo. Ma, in attesa di essere puntualmente smentito…stay tuned!