La Redazione di All-Around.net ha collocato Cantù al 14° posto nel ranking delle 16 squadre che dal 7 ottobre 2018 scenderanno in campo per contendersi lo scudetto 2018-19. Perchè questa graduatoria che di fatto mortifica l’ottimo ed inaspettato 8° dello scorso torneo, con tanto di quarti di finale scudetto vs la rivale di sempre Milano?
Quando si parla di Cantù, si parla della tradizione del basket italiano, forse anche meno leggendaria delle epiche battaglie al calor bianco nei ’70 tra Ignis Varese e Simmenthal Milano ma subito dopo le due acerrime nemiche rivali, la prima squadra che balza in mente è senza dubbio la fantastica Forst Cantù del grandissimo Pierluigi Marzorati.
Gli anni passano, le stagioni si susseguono come anche gli uomini. Cantù ha sempre rappresentato la fierezza e la bandiera di un popolo operoso e testardo, duro come il marmo che proprio grazie al basket ha saputo cogliere ieri lo spunto per farsi conoscere prima in Italia, subito dopo in Europa e quindi nel mondo.
E mentre domani sera al Palasport Parini di Cantù, con la palla a due alle ore 19:00 i biancoblù allenati da coach Evgeny Pashutin scenderanno in campo contro Friburgo per il tradizionale appuntamento con il “Trofeo degli Angeli” (ex Fabio e Simo), che chiuderà come di consuetudine una preseason biancoblù ricca di ben 6 amichevoli (dopo i test contro Lugano, Massagno, Cremona, Varese e Venezia), la mente va logicamente a cosa sia oggi Cantù, quanto valga e cosa possa rappresentare quest’anno nel panorama italiano e, lo spero, anche internazionale ammesso che superi gli ungheresi del Szolnoki Olaj nel preliminare della terza coppa europea per lignaggio ed importanza, in programma giovedì 20 settembre il match di andata proprio in casa.
Inquadriamola prima di tutto dal campo. L’ennesima rivoluzione voluta dal manico Gerasimenko (lui o lei conta poco), sembra ricalcare l’iter procedurale dello scorso anno. In panca un coach russo con cui partire (l’anno scorso era Kiril Bolshakov prima di essere spedito a fare il secondo dell’ottimo Marco Sodini), ammettendo però che Evegny Pashutin appare essere meno “scommessa” del connazionale Bolshakov, non foss’altro per il suo palmares. E dopo sul parquet una sequela di americans, proprio come lo scorso anno, puntellati poi dalla colonia italica dei due confermati Parrillo e Tassone più l’ex-Dinamo Tavernari e Quaglia, nessuno si offende se possono essere definiti degli onesti mestieranti a questi livelli? Perciò mettete a confronto il roster dello scorso anno e confrontatelo con questo, le sfumature tecniche in lente biancoblu saranno quasi impercettibili se non irrisorie. Certo, la perdita dell’italiano di passaporto Christian Burns ed azzurro ormai fisso dell’Italbasket è un’ammanco che in cassa si potrà sentire, Christianone ha sempre garantito con il suo fisicaccio (ed i suoi punti), quella solidità che è tutta da verificarsi da parte dei nuovi arrivati, è questo uno dei motivi che ha spinto il sottoscritto e la Redazione di All-Around.net a non dare molta fiducia aprioristicamente alla Red October 2018-19.
Certo, gli americans arrivati non sono degli scarti ma ad essere obiettivi e senza prendersi in giro, non sono troppe le scommesse sulle quali puntare sperando di poterle vincere tutte, che potrebbe anche accadere. Ma se non accade?
Prima di tutto Tony Mitchell, che qualora decidesse di togliere quella patina di grasso delle sue impronte digitali dal mirino del fucile, potrebbe realmente essere lo stesso crack ammirato nella straripante annata da MVP a Trento nel 2013-14: grosso, forte, agile e cattivo, robe del genere in Italia non si vedevano da tempo. Peccato però che Tony, dopo quella splendida annata in Trentino, non sia più riuscito a far vedere quei numeri altrove, anche a Sassari tre anni fa. Quindi scommessa numero 1.
Molto probabilmente accanto a lui nello startin’ five ci sarà Frank Gaines (arrivato solo ieri, giovedì 13 settembre…), un giocatore dal rendimento abbastanza costante e dunque senza strappi, una sorta di “usato sicuro” visto già tra Caserta e Pesaro tra il 2013 ed il 2014. Ma sarà in grado di dare sempre il 100% ed in una piazza sì caldissima ma esigentissima come Cantù? Scommessa numero 2.
Poi c’è, o meglio, ci sarebbe Omar Calhoun, proveniente da Connecticut University e “svezzato” in Europa nel non certo impossibile campionato finlandese, anche se con numeri importanti a quasi 20 punti di media. Quindi un sophomore in Europa, usando la terminologia NCAA. Bene vs Lugano in precampionato ma, appunto, contro una squadra dai valori modesti. Scommessa numero 3.
Il sopra citato Omar è molto probabile che “battaglierà” in quintetto con Gerry Blakes, giocatore più esperto, anche lui con numeri che potrebbero indurre a pensarlo come uno difficile da trascurare per chiunque in difesa, ma sempre reduce da campionati neanche molto competitivi, stiamo parlando di Cipro e Svezia. Scommessa numero 4.
Infine, gli ultimi due americans del sestetto approdato in Brianza. Per primo l’ex-Ferrara e Mantova nel passato Ike Udanoh, al momento fermo ai box per infortunio e quindi poco codificabile, reduce però da una buona stagione scorsa con l’Astana, probabilmente fortemente voluto da coach Pashutin che lo avrà studiato in VTB League. Ma il ginocchio destro, quello per cui è out, come reagirà? Scommessa numero 5.

Davis in azione vs la Reyer Venezia da FB Cantù
Il secondo invece, l’ultimo del sestetto, è quello che al momento sta rispondendo molto bene alle sollecitazioni del precampionato, trattasi di Shaheed Davis, un’ala forte non rapidissimo di gambe (anzi..) ma capace di spaziare il campo col tiro da tre punti, protagonista anche nel “Lombardia“, vs Venezia e nel doppio confronto con le squadre elvetiche del Lugano e del SAM.
Infine, nel precampionato al momento solo un paio di squilli, dando per scontato che le prime gare vs Lugano e SAM non potessero dare una certa solidità di giudizio. Bene con Cremona e vs Venezia, anche se vs la Reyer è stata apprezzata la reazione dopo la tempesta, di per se un valore agonistico. Ovvio c’è da lavorare ancora, vedremo come s’incastrerà Frank Gaines, che potrebbe migliorare molto la compattezza e l’efficienza del gruppo.
Comunque sia ben 5 scommesse su 6 nuovi giocatori americani, c’è da aggiungere altro? O meglio, può una qualunque squadra del campionato italiano permettersi un simile azzardo specialmente dopo aver fatto una gran bella stagione lo scorso anno? A questo punto l’unico titolo di stato da passare all’incasso appare coach Evgeny Pashutin, il quale dovrà riverificare che l’approccio alla russa dello scorso anno, cabrato poi a 360° sul caciucco alla livornese di Marco Sodini, non sia fallimentare per il campionato italiano.
Del resto, cosa aspettarsi da una società in mano ad un personaggio come Dmitry Gerasimenko? La fantasia al potere? Siamo seri, i russi non brillano per piglio avventuristico o spirito creativo, semmai per dedizione e voglia d’immolarsi alla causa martellando come ossessi il punto stabilito. Non tocchiamo poi il tema della sequela di casini inanellati nella gestione Gerasimenko: dalla fuga da Cantù di personaggi anche eccellenti sedutisi al suo tavolo e poi messi in fuga più o meno a torto od a ragione (da Gianluca Berti a Toni Cappellari), sino alla dolorosa e prematura scomparsa del compianto Pierfrancesco Betti, una vicenda non certo responsabilità del club ma che non ha proiettato su di lei una buona luce.
Una Cantù dunque che dovrà darci dentro in modo convinto e serio se non vorrà incorrere in una delle 3 retrocessioni previste da quest’anno dalla Lega A in Serie A2, e non tragga in inganno il preliminare di FIBA Basketball Champions League: anche l’Orlandina lo scorso anno passò il turno preliminare ma poi ben ricordo le pessime figure inanellate in Europa oltre che la retrocessione in LNP del culb siciliano. Guardia alta quindi in Brianza per una stagione che appare tutta in salita.
Fabrizio Noto/FRED