Roma, 1 febbraio 2019 – A Ferentino si è consumato un DERBY felpato tra le due compagini romane (come dal nostro Capo Redattore Eduardo Lubrano), ma…Chiamarlo DERBY è un parolone, perlomeno secondo l’accezione che diamo noi alla parola e che è parente di…Olympiacos-Panathinaikos oppure di un Varese-Milano o Milano-Cantù…
Si d’accordo, c’erano due squadre della Capitale contro, entrambe nel girone Ovest in questa tiratissima A2 di quest’anno e c’erano i tifosi dell’una e dell’altra compagine, pochini e non facinorosi a dire il vero, molto bene. Ma la storia finisce qui.
Un derby giocato a chilometri di distanza dalla capitale ma anche a miglia di distanza tra queste due forze contrapposte viste sul parquet, beh…Proprio derby non è stato.
La Virtus Roma di Piero Bucchi, solo un filino preoccupata, in quel di Ferentino fa poco più di uno scrimmage invernale, uno di quelli per tenere calde le gambe, provare soluzioni e giochi, allenarsi senza l’ansia del risultato finale: quando c’è da imporre il passo, lascia fare soli 8 punti ai compagni di Hollis e si era al “Pronti…Via!”.
Quando si tratta di provare la mira, la Virtus gira con il 40% da tre con i suoi lanciafiamme Landi e Moore (bella storia l’americano da 2, con Baldasso che porta palla!), e quando si tratta di provare qualcosa di nuovo senza troppi pensieri per la capa, ecco che te li scopri anche uomini di contropiede. Incredibile!
Tutto questo nella serata ciociara della 19^, nel derby contro la Leonis Roma vinto alla fine per “soli” 21 punti, con un finale da 73-94.
E ci credo che la prestazione di squadra diventa ottima, come dice coach Piero Bucchi, in un match dominato sin dai primi minuti e senza affanni durante i quarti di gioco.
Dilà, di contro, l’affanno c’era, piu mentale che fisico, per gli sperduti ragazzi di coach Luciano Nunzi, appena subentrato alla guida dopo Fabio Corbani e ancora ovviamente non dotato della bacchetta magica alla Harry Potter di chi ti cappotta in due giorni gioco, atteggiamento, passaggi, mentalità e regole della pallacanestro che, vale sempre la pensa ripeterlo, in questi ambiti minors è fatta di difesa innanzitutto, se si vuole poi attaccare il ferro in modo logico. Altrimenti va bene anche il playground che abbiamo visto vestito di biancoblu in questi mesi a spasso per l’Italia, sempre lato Ovest del mondo A2.
La comunicazione! Ci manca la comunicazione in campo.
Ecco, questo è l’aspetto che più di tutte la dice e la spiega, sono le parole di coach Luciano Nunzi nel dopo gara, che aprono uno squarcio in tutto quel mondo chiuso felpato ed a volte dorato che i non addetti ai lavori difficilmente colgono.
Giocatori che si aiutano poco, comunicano poco e rendono poco, almeno al di sotto delle grandi attese, vero caro Damian Hollis?
La prossima per i biancoblu è di quelle toste-toste, Scafati, che il cambio in panca lo ha fatto già da tempo – ma non per scelta tecnica – e che ora sa lottare fino agli overtime compresi. Eppoi la Givova Scafati è stata sempre o no la Bestia Nera della Leonis?
Ed andare tra poco di 48 ore in Campania senza un play ragionatore come Alessandro Piazza oggi purtroppo in stampelle (e con la previsione che ci resti almeno sino a fine febbraio), forse l’unico nel roster della Leonis capace di beh…Non è un bel pensare le scene che saranno.
Un suggerimento per chi vuole una Leonis Roma nei quartieri alti: va bene lavorare, va bene comunicare e va bene riportare Alessandro Amici alle frequenze mentali degli altri compagni ma, prima di tutto, andremmo sul mercato a prendere un play ed un pivottone, perché no, tanto per riempire quel pitturato come fanno tutti gli altri.
Perchè c’è il rischio che le prossime 5 gare, fino al match Cassino, la “Comunicazione” si interrompa del tutto.
Attenzione.
Gabriele Marini