“La FIP informa che domani (venerdì 14 giugno,ndr), al termine del Consiglio Federale straordinario, sarà fornita dettagliata relazione-documentazione sull’adesione della società Virtus Bologna alla Basketball Champions League 2019-20.
Ufficio Stampa FIP
Roma, 13 giugno 2019″
Questo sopra è il comunicato di oggi 13 giugno. Da qui partono una serie di riflessioni necessarie secondo me perché all’orizzonte si stanno delineando una serie di barzellette che rischiano di mettere ancora più in imbarazzo il movimento della pallacanestro italiana. Partiamo da una non barzelletta, da una cosa reale. Qualche fa in una intervista alla Gazzetta dello sport rilasciata ad Andrea Tosi, il Presidente della Fip, Giovanni Petrucci ha detto:
“Sono dispiaciuto e deluso. La Virtus, uscendo da un contratto firmato per giocare anche l’anno prossimo la Champions League, ha tirato uno schiaffo a Fiba e Fip che è parte in causa di quell’accordo. Un anno fa, per rientrare nelle coppe, Bologna ha ottenuto una wild card con la nostra mediazione. Solo due mesi prima di vincere la coppa, e senza la sicurezza di potere parteciparvi l’anno prossimo, la Virtus ha ottenuto una seconda wild card. Con quel successo ha incassato anche un milione di premio, ma ora vuole spostarsi su un altro tavolo nonostante un contratto firmato. Un dietrofront che oscura l’immagine della Fip e la mette in forte imbarazzo nel contesto mondiale. Tanto è vero che la prossima settimana convocherò un Consiglio Federale straordinario per valutare il ritiro della nostra candidatura a ospitare un girone dei prossimi Europei”. La domanda del collega era relativa proprio al fatto che la Virtus Bologna ha chiesto di partecipare alla Fiba Europe Cup ed alla posizione della Fip. Non voglio entrare nel merito della questione contrattuale sia chiaro. Però…
Ricapitoliamo: un club privato esce da un contratto e la Federazione decide di non ospitare un girone degli Europei delle Nazionali?
Mi sfugge la relazione tra i due fatti.
“No – ho risposto ad un amico che mi provocava – non può essere una ripicca. Quello – gli ho specificato – è un fatto di club, quell’altro è una questione di Nazionale, che c’azzeccano come si dice a Napoli!?”
Ma il mio amico niente, testardo:
“Allora la Federazione non avrà i soldi per organizzare il girone degli Europei…”.
“Seeee vabbè – gli ho risposto anche un pò seccato – ma scherzi! La seconda Federazione sportiva italiana che gestisce 30 e passa milioni di euro e che non fa Olimpiadi da una vita e non va ai Mondiali da 13 anni – ci torna quest’anno con i maschi – ti pare che ha un buco di bilancio e non può organizzare un semplice girone? Nel caso – incredibile dictu come avrebbero detto i romani antichi – ti pare che non lo avrebbero detto i dirigenti!? Ti pare che si sarebbero nascosti dietro ad una cosa così meschina?”.
Tra l’altro tutto accade nel momento in cui invece si starebbero delineando due ipotesi davvero interessanti per il movimento che andrebbero cavalcate – come dicono quelli bravi – dai massimi dirigenti di questo sport. Da un lato Milano, con alle spalle un grande gruppo industriale/commerciale da 20 miliardi, Armani, che vende beni al dettaglio, rilancia e riporta in Italia il più grande personaggio della storia del nostro sport negli ultimi 20/25 anni, leggasi Ettore Messina.
Dall’altro a Bologna un gruppo industriale che fattura circa 7 miliardi e che vende anche esso beni al dettaglio (il caffè Segafredo) che, dichiara apertamente e nei fatti di pensare ad arrivare alla Euroleague. Questo in 2/3 anni potrebbe creare una rivalità sportiva importante di livello tecnico elevato e quindi con un possibile effetto trascinante per tutti. Per anni il leggendario commissioner della NBA David Stern ha sognato una finale tra i Lakers di Los Angeles ed i Knicks di New York: le due città più famose degli States che nella finale avrebbero dato all’evento una rilevanza planetaria ancor più eccezionale di quello che l’evento NBA Finals ha già di per sè.
A questo si potrebbe aggiungere una considerazione di tipo commerciale (che non è il mio settore dunque accetto strali e critiche di ogni genere): il fatto che queste due realtà, Armani e Segafredo, siano due aziende che vendono prodotti al dettaglio potrebbe far tornare voglia ad altre aziende di considerare il basket come veicolo di promozione commerciale vera e non solo “fiscale”.
Per quale motivo qualcuno dovrebbe allora mettersi a fare ripicche senza senso?
Eduardo Lubrano