Il consueto videoracconto, da Reggio Emilia, più lungo del solito ma meno esclusivo.
Domenica siamo arrivati da Colorno, dal rugby di serie A, in tempo per l’ultimo minuto di partita, da fuori un tifoso ci dice: “Sta perdendo 40 punti”. Istintivo il pensiero alla nostra convinzione dell’errore fatto a primavera, di non confermare Attilio Caja, a prescindere. Reggio Emilia potrebbe tranquillamente salvarsi e il coach retrocedere con Scafati, non cambierebbe la sostanza.
Dentro, per fortuna, vediamo uno scarto meno largo.
In conferenza stampa, il ds Filippo Barozzi parla di “vergogna”, sembra Andrea Agnelli dopo la sconfitta della Juventus in Israele, costata la Champions league.
Troverete le nostre domande, a Filippo, sulle sconfitte che pesano, sul morale. “Ti restano dentro durante la settimana – diceva Hector Cuper, all’Inter -, le porti a casa, minamo i rapporti familiari”.
La nostra considerazione? Rispetto a due stagioni fa le retrocessioni oggi sono due e i rischi molto maggiori, per Reggio Emilia, che svoltò in tempo, proprio ingaggiando Caja per Antimo Martino.
La vittoria contro Pesaro aveva illuso.
Nel calcio, addirittura, le retrocessioni sono state anche 4 su 18 squadre di serie A o, sino a metà anni ’90, 3 su 16 squadre, quindi quand’anche Reggio si salvasse non parliamo di grande impresa.
Altra nostra convinzione, Reggiana-Sassari significa la finale scudetto vinta dal Banco nel 2015, a Gara7, al Bigi, da lì Reggio ne ha giocata un’altra, poi una semifinale di Eurocup e poi si è inabissata, mentre Sassari è sempre rimasta in Europa, avvicinando lo scudetto anche contro Venezia.
E’ uscito Stefano Landi ma Veronica Bartoli ha un potenziale economico sufficiente per un campionato da playoff, dunque da Europa stabile. Trento dopo le due finali scudetto ha rischiato la retrocessione solo la scorsa stagione.
Nei video a Mikael Hopkins chiedo le differenze di gioco fra i 4 tecnici di questi mesi, da Caja a Menetti, dalle due gare con Fucà a queste con Sakota.
Di Sassari, invece, parlo solo con Raspino, con cui discetto anche di Biella, dov’è rimasto a lungo.
E’ un bell’affresco, di due realtà, sarda e piemontese.
Inoltre uno dei 6 tifosi sassaresi accenna alla storia, recente, perchè troppo giovane per il trapassato che piace a me. “Non faremo la Coppa Italia ma puntiamo ai Playoffs!”.
Piero Bucchi è un signor allenatore, come Pancotto. Quegli eterni che a piacciono tanto e che non sono così lontano da Messina e Scariolo, nonostante abbiano vinto meno. Spesso una semifinale o un quarto playoff con un budget ridotto vale quanto uno scudetto.
Ah, nel calcio attorno a una crisi si mette pressione, si ricama per anni, altro che le mie considerazioni sugli allenatori, in certe piazze di basket. Ripeto, si dovevano lasciare le chiavi della squadra a Caja, fargli fare il mercato come fa Messina con Milano. In proporzione, è più importante la parola di un grande tecnico come Caja in una società che non è più da prime posizioni. Inteso come factotum.
Non voglio scagliarmi contro i giocatori. Cinciarini, Michele Vitali ha dovuto saltare alcune partite, Hopkins non sempre è stato positivo, Olisevicius idem, Anim può restare, gli altri non sono granchè, fra gli stranieri.